Per la cessione di Ilva si profila una nuova proroga perché sembra improbabile che il governo possa ricevere entro la fine del prossimo mese un piano industriale che garantisca un’effettiva ripresa dell’azienda. Lo hanno riferito a Reuters quattro fonti a conoscenza delle procedure di vendita del più grande gruppo siderurgico italiano. Il ministero dello Sviluppo Economico, interpellato, ha smentito che ci sia l’intenzione di prorogare il bando, emanato con una legge approvata alla fine di gennaio, che fissa il closing dell’operazione Ilva al prossimo 30 giugno.
Una delle quattro fonti dice che l’esigenza di avere più tempo proviene da alcune delle aziende che hanno manifestato interesse per Ilva e tra queste cita la turca Erdemir. Un’altra fonte osserva che l’ostacolo principale all’eventuale proroga del bando potrebbe essere rappresentato dalla contrarietà dell’antitrust Ue, che a gennaio ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per presunti aiuti di Stato nella vicenda di Ilva.
La Commissione europea non ha voluto commentare la richiesta di Reuters se ci siano discussioni con l’Italia sulla possibilità di prorogare il bando. Ma a gennaio Bruxelles ha insistito sul fatto che occorra vendere al più presto Ilva a un acquirente in grado di migliorarne gli standard ambientali e di garantirne la produttività. Secondo tre delle quattro fonti, gli amministratori straordinari di Ilva si apprestano intanto a prorogare di qualche giorno la scadenza del 30 maggio per la presentazione delle offerte vincolanti. Tale data era già slittata di una settimana rispetto al termine iniziale del 23 maggio e ora potrebbe essere fissata per il 23 giugno.
Com’è noto, finora è uscito allo scoperto il gruppo Marcegaglia che ha annunciato pubblicamente la presentazione di un’offerta vincolante per Ilva entro la fine di maggio insieme al colosso internazionale Arcelormittal. Una cordata alternativa è quella capeggiata dal gruppo siderurgico italiano Arvedi, che potrebbe essere affiancato da Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica e dalla stessa Erdemir. Infine, va ricordato il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti, holding di Stato, che ha annunciato la sua partecipazione con una quota di minoranza nella “nuova” Ilva senza sbilanciarsi sulle alleanze.
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