Riceviamo e pubblichiamo una lettera di PeaceLink, sottoscritta dal presidente Alessandro Marescotti, al sindaco di Taranto Ezio Stefàno.
La Pasquetta 2016 sarà ricordata a Taranto per l’enorme nube nera che si è levata dall’ILVA e per la paura suscitata nel quartiere Tamburi. Le informazioni trapelate parlano di un incendio al nastro trasportatore la cui gomma sarebbe andata a fuoco. Quanta diossina si sia sviluppata da questo incendio del materiale gommoso saranno gli organi di controllo a valutare. Ma quello che maggiormente desta preoccupazione è che l’incendio si sia sprigionato nell’area in cui è in funzione l’impianto di agglomerazione.
In tale impianto vengono prodotte e filtrate enormi quantità di diossina la cui dispersione può contaminare pericolosamente il territorio. In quest’impianto di agglomerazione si accumulano tonnellate e tonnellate di polveri con un’altissima concentrazione di diossina. Queste scorie di produzione vengono stoccate in grandi sacchi (i cosiddetti” big bag”). Il potenziale cancerogeno e genotossico della diossina è enorme: bastano pochi grammi per generare un disastro ambientale. Può intaccare il DNA e provocare malformazioni nei neonati, come tutti i pediatri dovrebbero sapere.
Chiediamo al sindaco di Taranto di pubblicare tutte le informazioni in suo possesso e di rispondere pubblicamente alle seguenti domande:
Al sindaco di Taranto vorremmo fare presente che l’ILVA continua a generare paura: paura per il presente e per il futuro. Essa ha un potenziale di contaminazione e di pericolo che la rende somigliante ad una centrale nucleare. Essa produce anche radioattività per via dell’emissione di polonio-210 e piombo-210. Molti cittadini hanno paura di ammalarsi. Il territorio attorno all’ILVA è contaminato. Quanto dobbiamo attendere per non avere più paura di una simile situazione?
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