ROMA – Greenpeace si unisce all’appello delle Regioni promotrici del referendum contro le trivelle che oggi, con una lettera inviata al Ministero per l’Ambiente, hanno chiesto al governo e allo stesso Ministero di rendere pubblici i dati del monitoraggio ambientale delle piattaforme operanti nei mari italiani.
La lettera delle Regioni prende spunto dal rapporto “Trivelle Fuorilegge” realizzato da Greenpeace e basato sui piani di monitoraggio ambientale di 34 impianti. Questi dati – di proprietà di ENI – sono stati trasmessi dal Ministero per l’Ambiente all’associazione ambientalista in risposta a una istanza pubblica di accesso agli atti. Con quella istanza si chiedeva accesso ai piani di monitoraggio ambientale di tutte le 135 piattaforme e strutture assimilabili presenti nei nostri mari, secondo i dati del Ministero per lo Sviluppo Economico. Dunque rimane aperta una questione: dove sono i dati dei 101 impianti mancanti? Perché il Ministero non li ha messi a disposizione di Greenpeace, pur essendo obbligato in tal senso dalla legge? Il governo dice che il voto referendario del 17 aprile sulle trivelle è inutile. Ma il governo è anche il primo responsabile del vuoto di informazione che stanno scontando i cittadini italiani.
«È inammissibile chiamare gli italiani al voto senza aver messo a loro disposizione gli strumenti necessari a orientarsi e votare consapevolmente. Pretendiamo che siano resi pubblici i dati sull’impatto di oltre 100 piattaforme operanti nei nostri mari, di cui a oggi non si sa nulla. Dove sono? Perché non li mostrano? A questo punto non lo chiede solo Greenpeace, ma nove Regioni, nove istituzioni di questa Repubblica. Il Ministero per l’Ambiente risponda immediatamente, come è suo dovere fare. Ogni omissione in tal senso sarà un palese boicottaggio della democrazia e un atto di arbitrio dispotico», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. Greenpeace ricorda che il rapporto Trivelle Fuorilegge dimostra con dati ufficiali come tre quarti delle piattaforme i cui piani di monitoraggio sono stati resi pubblici non riesce ad operare rispettando i parametri ambientali imposti dalle normative. Leggi il rapporto di Greenpeace “Trivelle fuorilegge”
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