Taranto e la scommessa della canapa: perché non crederci?

TARANTO – Puntare sulla canapa sativa per offrire a Taranto opportunità di lavoro e sviluppo alternativo alla grande industria inquinante. L’obiettivo è ambizioso ma realizzabile. L’importante è crederci davvero. C’è già un gruppo di imprenditori locali pronto a lanciare la sfida. A unirli è il progetto ‘G.R.E.E.N.’ – Generare Risorse ed Economie Nuove, che vede insieme l’Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi, Confcommercio, Coldiretti, Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (C.R.E.A.), ed altri (leggi qui).

Se n’è parlato ampiamente nel corso di un convegno tenuto oggi pomeriggio nella sala conferenze di Confcommercio,  alla presenza – tra gli altri – del consigliere regionale Gianni Liviano, del presidente di Confcommercio Leonardo Giangrande, dell’amministratore di Vibrotek Massimo Di Giuseppe. Assente l’assessore regionale all’agricoltura Leonardo Di Gioia, sostituito all’ultimo momento da Giuseppe Marti, dirigente del Servizio Agricoltura della Regione Puglia. L’incontro con l’assessore dovrebbe essere recuperato dopo Pasqua. Ed è proprio la Regione Puglia il principale referente per dare slancio al progetto.

«Abbiamo già avuto dei contatti con l’ente – ha spiegato Di Giuseppe a InchiostroVerde – ora è arrivato il momento di andare sul concreto. Ci sono degli imprenditori che hanno davvero voglia di investire su questo materiale, ma hanno bisogno di certezze.  Per cominciare servono, innanzitutto, le coltivazioni. Siccome la canapa è un fitorimedio, sarebbe utile collocare tali coltivazioni nell’area intorno alla grande industria, in un raggio di sei chilometri. In questo modo, i terreni contaminati dai veleni industriali – ormai non più coltivabili – potrebbero essere disinquinati e fornire nuova redditività. E’ una prospettiva concreta: potremmo partire già da domani».

Una leva per spingere il progetto verso l’ambito traguardo potrebbe venire dal CIS (Contratto istituzionale di Sviluppo per Taranto) e dalle somme stanziate per la città ionica. Per tale motivo sono già stati avviati dei contatti con il Commissario straordinario per le bonifiche Vera Corbelli. Altri input sono arrivati nel corso del convegno dal dirigente della Regione Puglia, Giuseppe Marti, che ha suggerito agli imprenditori tarantini di cogliere le opportunità offerte dal PSR – Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020, che per la Puglia prevede uno stanziamento di 1.600 milioni. Si tratta di risorse da utilizzare per lo sviluppo agricolo, a disposizione di imprese già esistenti o di giovani pronti a lanciarsi nel comparto. Il PSR potrebbe essere una soluzione – secondo Marti – anche per chi vuole investire nella coltivazione e nella lavorazione della canapa.

E’ ovvio, però, che il successo del progetto  ‘G.R.E.E.N.’ dipende anche dal supporto che verrà dalla politica. Non è un caso, infatti, che al convegno sia stato invitato anche il consigliere regionale Gianni Liviano, chiamato a fare da ponte con l’ente per rendere possibile il sogno di sfruttare la canapa a fini agricoli e industriali (settore alimentare, bioedilizia, tessile).

Il suo sostegno al progetto non è in discussione: «L’obiettivo di fare di Taranto una filiera agroindustriale, con la richiesta alla Regione Puglia di rendere disponibili risorse economiche adeguate per l’avvio del progetto pilota, coniugato all’idea di rendere Taranto distretto della canapa in Puglia, costituisce, a mio avviso, un nuovo modo di intendere la riconversione industriale del nostro territorio». Del resto – ha aggiunto Liviano – “sono sotto gli occhi di tutti gli esiti positivi avuti dalle iniziative imprenditoriali della dott.ssa Rachele Invernizzi (responsabile di South Hemp Techno, ndc) e di Vincenzo Fornaro (l’allevatore tarantino cui sono stati soppressi i capi di bestiame perché contaminati da diossina, ndr).

Intanto, non sono mancati attacchi alla classe dirigente tarantina da parte del presidente di Confcommercio Taranto, Leonardo Giangrande, che ha approfittato nel suo intervento per togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

«Cinque anni fa, quando noi parlavamo di alternative economiche per la città, la Consulta per lo sviluppo (che vedeva insieme Provincia e sindacati) parlava solo di grande industria. Era quella l’impostazione data dal presidente Florido. Noi la pensavamo diversamente. Oggi, finalmente, vediamo che altri sono venuti sulle nostre posizioni, come il presidente di Confindustria Taranto che sui giornali parla di alternative. Eppure, a Taranto, non si è fatto bene neanche nell’industria, visto che si sono create solo imprese di pulizia». Per Giangrande, “dopo il disastro prodotto dall’Ilva, occorre puntare su uno sviluppo economico differente” e su progetti come quello presentato oggi.

«Bisogna investire su risorse come il mare e il porto – ha aggiunto – serve una classe dirigente al servizio della collettività. Fa rabbia vedere che si va avanti ancora con la logica degli amici degli amici, interessati a portare avanti interessi specifici. Ciò che serve è una mobilitazione delle coscienze per riscattare questo territorio. Dobbiamo mettere i nostri giovani nelle condizioni di poter restare qui».

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