Secondo il WWF Taranto la bonifica del Mar Piccolo è la sfida più difficile da traguardare per la struttura commissariale, ma anche l’attività che darà i maggiori vantaggi a tutto il territorio. Infatti, la potenzialità di questo ambito territoriale sono davvero infinite. La presenza di unicità culturali, geologiche, naturalistiche impongono certamente un attenzione per il suo recupero e per lo sviluppo e differenziazione economica della città, ma soprattutto obbligano ad una presa di coscienza importante per la loro salvaguardia. Riteniamo che senza studi accurati è meglio non fare nulla e aspettare con pazienza le giuste conclusioni.
Le analisi condotte fino ad oggi rappresentano un punto di partenza efficace per programmare un intervento delicato, come lo stesso ecosistema dell’intero bacino. La salvaguardia della biodiversità, in ottica di sviluppo di un territorio, ha avuto sempre un ruolo di secondo piano nell’attuazione delle bonifiche. Questo atteggiamento a Taranto si sta modificando, ce ne rendiamo conto dall’indagine condotta dalla struttura commissariale guidata dal Commissario dott.ssa Vera Corbelli, che in collaborazione con gli enti territoriali e le Forze dell’Ordine, ha prodotto un’immagine del Mar Piccolo molto dettagliata, catalogando centinaia di rifiuti solidi e scarichi di acque reflue e altri dati di conoscenza sulle attività che insistono sul Mar Piccolo. Ne prendiamo atto dal sito istituzionale dello stesso Commissario.
La strada a venire è tutta da verificare e seguire per continuare la proficua azione di bonifica del Mar Piccolo. In ogni modo, come da sempre sostenuto dalla nostra associazione, crediamo nella bio-rimediazione del mare e nella capacità di resilienza dell’ecosistema, e auspichiamo la chiusura delle fonti inquinanti una volta censite e verificate. Il processo di conoscenza del Mar Piccolo, è importante non solo per capire cosa eliminare, ma anche per comprendere fino a che punto i filtratori che prolificano sui pali e sugli altri substrati rigidi come corde e boe, rappresentano una soluzione ecologica per la bonifica del bacino.
In fondo, lo stesso motivo per cui si chiese fortemente di non dragare i fondali alcuni anni fa, cio per evitare di distruggere l’eco-sistema Mar Piccolo è lo stesso identico motivo per cui abbiamo chiesto alla dott. Corbelli, di verificare attentamente la possibilità di utilizzo del capping, in quanto non abbiamo notizie certe sulla validità dell’intervento in un area cosi vasta. Ma anche la copertura di porzioni di fondale marino inquinato, come la così detta Area 170, potrebbe inibire il moltiplicarsi dei filtratori rendendo più difficile l’ossigenazione e l’assorbimento degli inquinanti da parte della vita marina e mettere in crisi il delicato equilibrio esistente. In ultima istanza meglio non fare niente che fare una cosa errata.
WWF TARANTO
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