«Anche i bambini di Taranto vogliono vivere». Comincia così la lettera che il gruppo “Genitori tarantini” invia al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Nel documento si spiega l’iniziativa che ha portato alcuni genitori ad autotassarsi per fare affiggere dei manifesti a Taranto, a Bari e a Genova, dove purtroppo si è verificato un vergognoso gesto di inciviltà: il manifesto è stato strappato (leggi qui).
«Lo scopo, non troppo velato – spiegano i “Genitori tarantini” al governatore – è quello di tenere alta l’attenzione sul più drammatico problema che ancora oggi colpisce al cuore l’intera città di Taranto e parte della sua provincia. E lei sa perfettamente di cosa stiamo parlando. Con i dati in suo possesso, lei è tra quelli che sanno che l’Ilva non produce solo acciaio. Malattie e morte sono strettamente legate all’illegalità che regna all’interno dell’azienda. Lo ha fatto chiaramente intendere, nella sua campagna elettorale.
Purtroppo, cresce forte in noi la sensazione che, ancora una volta, verremo lasciati al nostro destino. Purtroppo, ancora una volta ci verrà chiesto di nascondere sotto al tappeto quella polvere che avvelena i nostri figli fin da quando smettono lo status di gameti. Invece, la più banale delle richieste viene frustrata anche dalla decisione del Consiglio regionale di prorogare ulteriormente l’attuazione della legge sulle emissioni odorigene.
In più, il Governo regionale sembra più interessato al “lavoro” che alla “salute”, dimenticando che quest’ultima è il solo diritto non monetizzabile previsto dalla Costituzione italiana. E’ forse questa la Puglia? E’ forse questa la regione che dovrebbe essere d’esempio alle altre regioni italiane? Governatore, il suo primo compito è quello di garantire pari dignità a tutti i cittadini della Regione. Se si ravvedono pericoli per la salute dei cittadini, questi pericoli devono essere scongiurati, abbattuti, sconfitti!
L’ignoranza riguardo i problemi che una produzione industriale così aggressiva può creare era giustificabile 50 anni fa. Oggi, alla luce degli infiniti studi che ci raccontano una drammatica realtà, perseverare è da considerare cosa diabolica. In quella fabbrica, in attesa che gli esperti si esprimano per un’eventuale riconversione o per la definitiva morte, la produzione deve essere fermata, possibilmente senza ricadute negative sulle maestranze. Immediatamente.
Troppi danni ha prodotto ad un territorio e ad intere generazioni di persone che ben altro sviluppo avrebbero meritato. Scrivere la parola “fine” non è sempre sinonimo di una storia finita. A volte, è solo un nuovo, incredibile inizio. Dia a noi la possibilità di incontrarla, Governatore, come cittadini di questa meravigliosa regione. Dia a Taranto la possibilità di farne parte con pieno diritto. Guardi negli occhi i nostri figli e cominci a parlare loro così: “C’era una volta…”.
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