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“I bambini di Taranto vogliono vivere”: l’appello lanciato anche a Bari

TARANTO “I bambini di Taranto vogliono vivere”: è il messaggio lanciato nelle scorse settimane da un gruppo di genitori con dei grandi manifesti apparsi in viale Magna Grecia e in via Cugini. Oggi ritorniamo sull’argomento pubblicando una nota dei Genitori Tarantini protagonisti dell’iniziativa.

Correva l’anno 2012 quando il Gip Todisco, nell’ordinanza di sequestro preventivo degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva, scriveva: «è di tutta evidenza che la Regione Puglia, invece di imporre misure urgenti atte a monitorare in continuo le emissioni dell’Ilva, di concerto con i suoi vertici cercava di ricorrere ad escamotages, quali l’attivazione di ‘tavoli tecnici’, al fine di far guadagnare tempo all’industria nella realizzazione delle strutture di monitoraggio in continuo delle emissioni e, dall’altra parte, consentire alla stessa regione Puglia di non apparire inoperosa sul fronte ambientale agli occhi dell’opinione pubblica».

Sono passati 4 anni, la Regione Puglia ha un nuovo Governatore, ma le emissioni inquinanti non si sono mai fermate. È per questo che da stamattina, e per i prossimi 15 giorni, abbiamo deciso di portare l’urlo dei bambini di Taranto a Bari, in via Capruzzi, nelle adiacenze del palazzo della Regione Puglia.  Ma non è solo all’inquinamento dell’Ilva che ci opponiamo, auspichiamo l’immediata chiusura del siderurgico così come di tutte le altre fonti inquinanti persistenti sul territorio, come Eni, Cementir, le varie discariche e la liberazione delle vaste aree della città occupate dalla Marina Militare che, proprio negli ultimi giorni, si è resa responsabile di un ulteriore sversamento di carburante in mar Grande.

Vogliamo inoltre ribadire che non siamo l’ennesimo comitato che si aggiunge alle tante altre associazioni presenti in città. Siamo semplicemente genitori preoccupati per la salute dei nostri bambini e – in modo assolutamente trasversale, oltre che scevro da legami politici – abbiamo deciso di scuotere l’opinione pubblica mostrando, anche oltre i confini cittadini, gli scenari devastanti che quotidianamente i nostri figli sono costretti a vivere. Ci auguriamo che Taranto possa finalmente avere una nuova economia, ecosostenibile, rispettosa della salute e dell’ambiente.

Cogliamo l’occasione per sollecitare la politica ad invertire la tendenza che ci vuole asserviti alle altre province, dati gli accadimenti degli ultimi giorni, che ci hanno visto ulteriormente impoveriti. Ci sono state letteralmente rubate la Banca d’Italia, la Corte d’Appello e la Soprintendenza ai Beni Culturali, nell’assoluta immobilità della politica. L’allora ministro Tremonti disse che con la cultura non si mangia, noi non ne siamo affatto convinti. Anzi, crediamo che proprio la cultura e la storia, di cui Taranto è intrisa, debbano essere il volano della nostra rinascita.

Abbiamo mangiato per troppi anni polvere e veleno, in troppi si sono ammalati e sono morti. La nostra bella Taranto e i nostri bambini meritano molto di più. È di queste ultime ore la notizia che i lavoratori dell’Ilva di Cornigliano stiano occupando la fabbrica perché ritengono che il Governo non stia rispettando l’accordo di programma, e sono scesi a manifestare per difendere reddito, posti di lavoro e stabilimento, ignorando i gravissimi danni sanitari procurati a Taranto dalla stessa acciaieria. Pertanto  suggeriamo loro, come soluzione, di riprendersi anche l’area a caldo, perché noi l’Ilva non la vogliamo.”

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