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Mar Piccolo pieno di scarichi “selvaggi” anche davanti all’Arsenale Militare

TARANTO – Un mar Piccolo pieno di scarichi – finora 131 censiti – la stragrande maggioranza dei quali non autorizzati.  Scarichi abusivi che vengono fuori ad ogni nuovo controllo. Molti di questi sono situati nell’area dell’Arsenale Militare. E’ il quadro inquietante che viene fuori dopo la mappatura dei due seni di mar Piccolo.

Di questo e di molto altro si è parlato nel corso della conferenza stampa tenuta questa mattina nella sala riunioni della Prefettura dal Commissario straordinario per le bonifiche, Vera Corbelli, e dal generale di divisione Giuseppe Vicanolo, comandante regionale della Guardia di Finanza. Tema principale dell’incontro il nuovo accordo di cooperazione tra la Guardia di Finanza e il Commissario straordinario che ha come obiettivo la tutela del mar Piccolo e dell’area vasta dell’hinterland tarantino ai fini del ripristino delle regole a sostegno del rilancio economico dei distretti del turismo e della pesca (ne parlerà il collega Nicola Sammali in un altro articolo, clicca qui).

 

 

 

 

 

 

L’incontro è servito a fare il punto su quanto finora messo in cantiere dal commissario in circa un anno e mezzo di attività. Il tema degli scarichi abusivi è ritornato in tutta la sua complessità. Ce ne sono tanti, troppi, e non ancora pienamente individuati nella loro fonte e nella loro natura inquinante. Ed ancora una volta ci si trova davanti alle lungaggini burocratiche e alle difficoltà che rendono ardue le indagini. Da oltre un anno, ad esempio, si attendono risposte dalla Provincia in merito alla presenza degli scarichi e delle relative autorizzazioni. Ed ancora una volta, risulta fosco il quadro relativo alla presenza di anomalie nell’area dell’Arsenale Militare. Un aspetto che serve a rammentare che l’inquinamento del mar Piccolo non è da attribuire solo ad Eni e Ilva.

D’altronde, da anni sono emerse anche le responsabilità della Marina Militare in merito alla elevata contaminazione da pcb e diossine in aree ormai note ai nostri lettori (area 170, area ex Ip e zona Gittata), vicende (per troppo tempo ignorate) che abbiamo più volte trattato sul nostro sito insieme al collega Gianmario Leone (ex TarantoOggi). E proprio questa mattina,  su nostra sollecitazione, la Corbelli si è nuovamente espressa sull’ipotesi di sperimentazione di capping rinaturalizzante sviluppata da ANCE con Studio Start,  CNR Taranto e Officine Maccaferri SpA (clicca qui per approfondire).

«Stiamo vagliando se fare o meno quella sperimentazione – ha dichiarato la Corbelli – la decisione dipenderà dai risultati delle indagini che stiamo effettuando. Si tratta di una sperimentazione che non tiene conto di alcuni aspetti del sottosuolo. Pertanto, non è adeguata per il primo seno. Potremmo invece sperimentarla in una sezione del secondo seno, che presenta meno problemi dal punto di vista ambientale. Prima, però, bisogna attendere i risultati delle analisi di laboratorio e la valutazione degli studi realizzati. Se ci saranno le condizioni, procederemo con la sperimentazione».

Nelle prossime settimane andrà fatta piena luce anche sui tantissimi scarichi “selvaggi” che sporcano i due seni del mar Piccolo. Un lavoro che non si annuncia per nulla facile anche perché certi sversamenti avvengono ad intermittenza sfuggendo ai controlli. Intanto, a seguito dell’accordo con la Marina Militare, che ha portato alla mappatura del mar Piccolo, si attende l’avvio della fase operativa riguardante la rimozione dei rifiuti ingombranti e degli ordigni bellici risalenti all’ultimo conflitto mondiale.

«Finora abbiamo censito e schedato più di 850 corpi: dalle carcasse di auto ai lettini di ospedale – ha continuato la Corbelli – la rimozione inizierà tra febbraio e marzo. Anche in questo caso si procederà con un bando. I rifiuti rimossi saranno nuovamente schedati e poi conferiti nella varie discariche. Saranno coinvolti anche degli esperti. Alcune cose, però, verranno lasciate li, sui fondali, per non creare danni all’ecosistema marino e alla biodiversità (stesso motivo per cui sono stati esclusi il capping e il dragaggio per la bonifica, ndr).  Teniamo presente che ci sono anche esemplari di pinna nobilis ed altri organismi da tutelare. Gli interventi di rimozione dovrebbero completarsi entro giugno. La mia idea, comunque, è quella di dare vita ad un monitoraggio in continuo affinché ci sia un adeguato controllo nelle aree dove continuano a svolgersi attività di mitilicoltura. Il prodotto (mitili) che si andrà a vendere dovrà essere certificato e sicuro per i consumatori».

Da segnalare, inoltre, che sono previste altre attività di indagine profonda (attualmente sottoposte a bando), che comprendono ottanta carotaggi e il prelievo di oltre duecento campioni. Altri lavori di approfondimento interesseranno tutta l’Area Vasta. Nella tarda primavera, infine, è previsto un convegno che servirà a fare il punto della situazione. E c’è da sperare che la cittadinanza sia presente e partecipe. Il pieno recupero del mar Piccolo, scrigno naturale di incalcolabile valore, dovrebbe essere la priorità di tutti i tarantini e non di pochi volenterosi.

Alessandra Congedo

 

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