L’impianto è stato assoggettato ad una fuoriuscita di consistenti getti di materiale incandescente, generando incendio e solo per pura coincidenza non investendo il personale di reparto. Un identico episodio si era verificato il 18 novembre 2015, anch’esso pericolosissimo. All’interno della riunione susseguita in conseguenza di una richiesta di incontro urgente delle RLS, le stesse avevano rimarcato che le postazioni in oggetto dovevano necessariamente essere munite di barriere o protezioni idonee, per difendere il personale operante da eventuali proiezioni di materiale incandescente. Nulla è stato fatto in tal senso.
A tutt’oggi, infatti – come evidenzia il Responsabile di Area dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) Fim-Cisl, Francesco Galeano nell’esposto inviato questa mattina anche alla Procura della Repubblica e Allo Spesal di Taranto -, l’azienda non avendo discriminato in maniera imprescindibile la causa tecnica sulla quale attribuire le fuori uscite di acciaio liquido, ma solo mere supposizioni (in effetti a nulla sono servite le contromisure intraprese), le postazioni in oggetto pongono i lavoratori interessati ad inammissibili esposizioni di rischio.
In conseguenza a tali condizioni, la Fim-Cisl ha chiesto un intervento urgente per eliminare il protrarsi delle pericolosità evidenziate, interponendo adeguate contromisure atte a salvaguardare la salute e la sicurezza degli operatori.
«Invitiamo Ilva a una riflessione interna, per cui – conclude il segretario generale Valerio D’Alò – i proclami di tutela emanati a livello centrale vengano poi resi operativi nell’immediato sugli impianti».
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