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Isde Taranto: il nostro “no” a Tempa Rossa

I medici ISDE esprimono con forza la propria contrarietà alla realizzazione del progetto Tempa Rossa. Il giudizio non può prescindere dalla collocazione dell’impianto in un’area a caratterizzazione ambientale notevolmente critica. Gli inquinanti non hanno una soglia al di sotto della quale non siano dannosi per l’uomo e bisogna peraltro considerare sempre la tossicità data dalla sommatoria degli inquinanti non soltanto dell’ENI ma anche delle altre industrie presenti nelle immediate vicinanze, collocate in una ristretta area geografica e addossate a zone cittadine intensamente urbanizzate. Il rischio sanitario non è stato per niente valutato dai proponenti. La suscettibilità di essere danneggiati è maggiore per persone affette da malattie croniche, anziani, gravide e bambini.

Le opportune e migliori royalties, come si auspica il governatore Emiliano, non coprirebbero i danni sociali e sanitari come già attestato da studi economici, in una città, unica in Italia, con un’aspettativa di vita in negativo (dato ISTAT. di qualche anno, ad impianti ILVA funzionanti al 100%). Le autorizzazioni ministeriali, i pareri positivi espressi superficialmente anni addietro non sono assolutamente vincolanti e la Magistratura, quella sì, protegge fortunatamente questa parte di Mondo altamente sacrificata al profitto di pochi. Le modificazioni del titolo V della Costituzione limitano la sovranità di una Comunità in nome di un presunto interesse pubblico del petrolio estratto però da compagnie di profitto privato.  Si richiede una prova di orgoglio, un gesto d’amore, uno scatto di razionalità, perché oltretutto, sottostare alle lobbies del profitto ha eluso una diversificazione della produzione green e quindi alla chiusura e al ridimensionamento di industrie di pannelli fotovoltaici e di pale eoliche.

Gli occhi del mondo sono puntati su Taranto, la città occidentale che più disattende il protocollo di Kyoto.   Il Mondo si attende nel 2020 il 20% in meno di gas serra. Taranto porta la Puglia ad una produzione in positivo (maggiore del 7%), mentre l’Italia è a meno 8% ca.  L’impronta ecologica dei nostri mostri industriali, comprendendo anche le discariche e gli inceneritori, impediscono la resilienza di questo territorio che non può subire ripercussioni economiche, sanitarie e sociali per molte generazioni a venire. Il petrolio di Tempa Rossa aumenterà di circa il 40% la produzione italiana, così come aumenterebbe del 20% con le trivellazioni nel mar Adriatico e nello Ionio, portando la copertura nazionale, rispetto al fabbisogno, dall’8 al 10%. Potrebbe allora partire da qui un monito che, abbracciando tutte le città martoriate dalla grey economy, si faccia carico di cambiare gli stili di vita che possano largamente coprire quel 2% di differenza.

Lancet, la più importante rivista medica internazionale ha stilato ad Aprile u.s. un manifesto per la salute della Terra: i nostri modelli di consumo eccessivi sono insostenibili e causeranno il collasso della nostra civiltà. I benefici acquisiti negli ultimi secoli non sono irreversibili, possono essere persi. Il sistema economico è ingiusto. Si invoca un potente movimento sociale, basato su un’azione di Comunità per conseguire la salute del Pianeta ed uno sviluppo sostenibile.

Gianfranco Orbello (Isde Taranto)

 

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