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Ospedale San Cataldo senza VIA, scende in campo anche l’Isde Taranto

TARANTOL’ospedale San Cataldo sorgerà a Taranto senza dover essere sottoposto a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). Ne abbiamo parlato ampiamente lo scorso 29 dicembre ospitando per primi un intervento-denuncia del dottor Agostino Di Ciaula (Coordinatore del Comitato scientifico Isde), e approfondendo quanto contenuto nel verbale dell’ultima Conferenza dei Servizi che ha praticamente “snobbato” il parere espresso da Arpa Puglia, nella persona del direttore generale Giorgio Assennato. Parere favorevole alla VIA e motivato da una serie di criticità riscontrate nel progetto del nuovo ospedale tarantino. Qui tutti i dettagli. Anche il Comitato Direttivo ISDE Taranto è sceso in campo per denunciare questa lacuna. Riportiamo di seguito la nota stampa in versione integrale. (A. Congedo)

Si può costruire una fabbrica senza una preventiva valutazione sull’impatto ambientale? E una grande struttura turistica? E un grande ospedale? In tutti i casi, crediamo di no. Sarebbe sbagliato in termini assoluti ma lo è ancora di più in un territorio come quello di Taranto, in cui gli equilibri sono stati sconvolti da mezzo secolo di industria pesante e di inquinamento fuori controllo. Qualunque attività si insedi in un territorio simile dovrebbe essere preceduta da studi e valutazioni meticolosi. Questa volta non accadrà?

Benché anche un ospedale possa inquinare, esattamente come una fabbrica o un albergo, il progettato nuovo ospedale San Cataldo (207 milioni di euro di investimento, 226mila metri quadrati, 715 posti letto, 19 sale operatorie, 60 ambulatori, 2000 posti auto), potrà farne a meno. Non avrà bisogno della VIA, come pure è avvenuto in altri casi, per esempio l’ospedale di Monopoli. Lo ho deciso il Comune di Taranto. La Conferenza dei Servizi Decisoria del 4 dicembre scorso 2015 ha stabilito che si può omettere la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), pure espressamente richiesta da Arpa Puglia, l’agenzia regionale per la protezione ambientale.

Eppure in Italia la normativa in materia d’impatto ambientale si applica ad opere di rilevanza, per le quali è opportuno valutare preventivamente il tipo d’impatto sia sull’ambiente naturale ma soprattutto su quello antropico, ovvero l’impatto che queste attività possono avere sulle persone. La normativa specifica in materia di VIA, contiene espliciti riferimenti alle fasi di cantierizzazione (allegato C del DPR 12 Aprile 96 art 40 comma 1 legge 22 febbraio 1994 n.146), così come il c.d. “Testo Unico” in materia d’ambiente (Dr. Lgs.152/2006 art.27), e ancor meglio specificate nelle direttive 2011/92/EU e 2014/52/EU.

A prescindere da obblighi e disposizioni normative, a causa dell’impatto significativo e di regola negativo ( rumore, contaminazione di acqua e suolo, emissione di polveri nocive in atmosfera, lesioni alla vegetazione e aumento dell’inquinamento veicolare dovuto alla trasportistica di cantiere e alla congestione del traffico) la VIA è comunque una prassi che si sta opportunamente diffondendo in tutte le regioni italiane in cui sia previsto un progetto edile di dimensioni importanti (ospedale di Monopoli, ospedali della provincia di Trento). Curiosamente a Taranto, dove sarebbe richiesta una maggiore attenzione, questo non avviene.

È sbagliato, inopportuno, pericoloso. Già nel lontano 1998 Taranto, insieme a Crispiano, Statte, Montemesola e Massafra, è stata stata definita dall’Organizzazione mondiale della sanità territorio ad elevato rischio ambientale e incluso tra i SIN, i siti di interesse nazionale (legge 426/1998 art.1comma1). A Taranto le criticità ambientali sono evidenti e scientificamente dimostrate, l’inquinamento ambientale ha raggiunto livelli elevati e ha avuto incidenza sull’aumento della mortalità. Tutto ciò si è verificato attraverso una sistematica violazione delle normative esistenti e per questi motivi la magistratura ha avviato inchieste e un procedimento penale che ha portato e porta giornalmente città sulle prime pagine dei quotidiani nazionali.

In tale situazione noi, medici ISDE, impegnati nella tutela della salute e dell’ambiente ci domandiamo quali siano i motivi e le priorità che spingono le autorità comunali a eludere una procedura quale la Valutazione d’Impatto Ambientale, a nostro avviso prioritaria nella realizzazione di un’opera così importante. Oggi, in una città devastata da 30 anni di danni sanitari documentati che non accennano a terminare, dove il rischio per l’ambiente e di conseguenza per la salute della popolazione rimane inammissibile, l’unica “bonifica” deliberata dopo 17 anni di attesa dalla legge sembra essere la costruzione di un megaospedale. Lo si costruisca senza deroghe, come avviene in ogni altra parte d’Italia.

Comitato Direttivo ISDE Taranto

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