Per i 5 Stelle, dall’empasse dell’Ilva si esce «scordandosi di fare concorrenza sulla produzione primaria, dobbiamo puntare piuttosto su ricerca e innovazione». Bisogna «convertire la produzione in tutt’altro, dimenticare questa produzione obsoleta – suggerisce Crippa – e puntare su un piano rilancio che parta dalla valorizzazione turistica – partendo dalle bonifiche dell’area – e passando poi alle energie rinnovabili». «Noi, ad esempio – ricorda il grillino – avevamo proposto di locare intere aree a canone zero per le imprese che volevano produrre rinnovabili, a patto che poi rinvestissero parte degli utili sulla bonifica della zona».
Ora che la vendita dell’Ilva sembra dietro l’angolo, «bisogna evitare ne facciano uno spezzatino – rimarca Crippa – e che la parte più tossica resti sul groppone dello Stato centrale. Così come occorre evitare che chi acquista poi smembri l’azienda dopo una settimana». Crippa non risparmia critiche al governo, puntando il dito su come finora è stata gestita la vicenda Ilva. «Siamo arrivati al nono o decimo decreto – dice – e finora il governo non ne ha azzeccata mezza, eppure ogni volta sosteneva che era stata assunta la soluzione definitiva, in grado di mitigare ambiente e occupazione. L’Ilva è l’emblema del fallimento di una politica che non ha capito nulla».
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