Pm10 a Taranto, Conversano (Asl): “Le polveri sono meno tossiche di prima”

TARANTO – Fare chiarezza. Rendere semplici e comprensibili anche argomenti prettamente tecnici che dovrebbero essere, comunque, alla portata di tutti. Il nostro obiettivo resta sempre lo stesso, soprattutto quando c’è di mezzo qualcosa di straordinariamente importante come la salute. Per questo abbiamo deciso di ascoltare il dottor Michele Conservano, responsabile del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto, ospite solo due giorni fa di un incontro organizzato dal consigliere regionale Gianni Liviano sul tema “C’è vento, chiudete le finestre”. Un incontro con esperti e ambientalisti che puntava proprio a fare chiarezza sulla questione ambientale e sanitaria tarantina, alla luce delle quotidiane denunce dell’associazione Peacelink su Ipa e Pm10 e della relazione messa a punto dalla Asl contenente “Misure cautelative in occasione di possibili criticità dello stato di qualità dell’aria”. Eppure qualche ombra è rimasta anche dopo quell’incontro.

Dottor Conversano, è vero che le polveri sottili di Taranto, cariche di sostanze inquinanti, sono  – a parità di concentrazione – 2,2 volte più tossiche delle polveri di altre città come Milano, Torino e Bologna?

«Ciò era vero nel 2010, non oggi.  E’ sacrosanto ciò che dice il prof. Marescotti (presidente di Peacelink, ndr) sulla tossicità maggiore delle polveri di Taranto rispetto alle polveri di altre città. Lo studio è stato fatto da noi con l’Istituto Superiore di Sanità analizzando la concentrazione del principale cancerogeno che sta sulle polveri: il benzo(a)pirene che appartiene alla famiglia degli Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici) ed è responsabile del 60-65% del potere cancerogeno degli Ipa. E’ questa la sostanza che si analizza. La legge prevede un valore massimo di 1 nanogrammo al metro cubo (come media annuale). Nel 2010 abbiamo confrontato i dati del benzo(a)pirene sulle polveri del rione “Tamburi” rispetto ad una centralina di Roma, collocata in corso Francia. Dal punto di vista quantitativo, le centraline dei Tamburi avevano registrato una quarantina di superamenti del PM10, mentre la centralina di Roma ne aveva riscontrati circa settanta. Poi abbiamo analizzato la qualità: il benzo(a)pirene dei Tamburi aveva un valore di 1,8 nanogrammi, quello di Roma 0,3. All’epoca, quindi, il PM10 dei Tamburi era sei volte più cancerogeno rispetto a quello del traffico romano di corso Francia».

 E rispetto a quel periodo, come si è evoluta la situazione?

«E’ cambiata molto. In meglio. I dati Arpa Puglia sul benzo(a)pirene presente nelle polveri di via Machiavelli (Tamburi) riportano valori che oscillano tra 0,1 e 0,2 nanogrammi nel periodo 2013-2014. Abbiamo fatto il confronto con i dati di Arpa Lazio relativi al 2013. Il benzo(a)pirene nelle centraline di corso Francia, a Roma, è di 0,5, quindi più del doppio. In questo periodo, grazie ai motivi che conosciamo bene – dall’attività dei custodi giudiziari al calo della produzione Ilva – il valore di Taranto si è ridotto ed è inferiore a quello della Capitale. Noi, comunque, non ci accontentiamo. Vogliamo approfondire. Con il Centro Salute e Ambiente, condurremo un altro studio molto più evoluto che interesserà non solo il rione Tamburi, ma anche Brindisi, Torchiarolo e Lecce, dove ci sono degli eccessi. Analizzeremo la tossicità e gli effetti del PM10 direttamente sulle cellule di pollo e su quelle umane confrontandolo con il PM10 urbano non industriale. L’attività di questo studio si dovrà svolgere entro il 2016 con la raccolta e l’elaborazione dei dati da parte dei soggetti coinvolti. E servirà ad avere ulteriori elementi di conoscenza. Ma la gente deve sapere che oggi la situazione è migliorata rispetto al passato».

Come va letto l’allarme sugli Ipa totali?

«Gli Ipa totali non hanno limiti di legge, non sono normati. La loro misurazione può essere fuorviante, sia in difetto che in eccesso, come dice la stessa Oms. Non vi è alcuna evidenza scientifica relativa a possibili effetti sanitari a breve termine prodotti dai picchi di Ipa. La legge considera il benzo(a)pirene come l’unico indicatore di tutto il potenziale cancerogeno degli Ipa. Se si abbassa il benzo(a)pirene si abbassano tutti gli altri cancerogeni.  Per questo dobbiamo tenerlo sempre sotto controllo».

 Come valuta l’inasprimento dei toni sulle tematiche ambientali e sanitarie in questa fase storica?

«Non ci possono essere contrasti in presenza di dati scientifici. Questo clima di divisione, purtroppo, ci rende vulnerabili rispetto a chi ha altri interessi. Deve esserci fiducia nelle istituzioni che hanno già accertato i danni prodotti dall’inquinamento. Altrimenti, se nei prossimi mesi l’Ilva andrà in mano ai privati, con un’Aia incompleta, e noi dovessimo accertare un peggioramento delle condizioni ambientali e sanitarie, verremo creduti? Già da oggi, dovremmo essere tutti uniti e difendere, con dati alla mano, una situazione che è migliore rispetto al passato e che non deve tornare ai livelli di un tempo».

 Torniamo ora alla vostra relazione contenente “Misure cautelative in occasione di possibili criticità dello stato di qualità dell’aria a Taranto”. Come agirete nei confronti della popolazione?

 «Noi non pensiamo di fare una segnalazione ai cittadini ogni volta che il PM10 sale sopra i 25 µg/m3. E non c’è bisogno di alzare la bandierina rossa e correre ai ripari ogni qualvolta c’è un “wind day”. Però, in virtù del principio di massima precauzione, diciamo agli abitanti del rione Tamburi di considerarsi sempre al livello 1 seguendo i consigli che vengono forniti per lo svolgimento dell’attività fisica in determinati orari (vedere tabella in basso, ndr).  Sul sito della Asl daremo comunicazione sui “Wind day” segnalati da Arpa Puglia, mentre il Comune si occuperà di fornire una comunicazione più immediata. Inoltre, prepareremo un opuscolo informativo e dei manifesti da mettere negli studi dei medici, nelle farmacie. Renderemo i contenuti della relazione più semplici per arrivare meglio alla gente».

Alessandra Congedo

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