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Ilva, D’Amato (M5S): “Emiliano alla canna del gas”

“Vorremmo  sapere chi consiglia tanto male il presidente della Regione, ma preferisco rispondere nel merito perché il futuro di Taranto non può essere lasciato in mano a tentativi così maldestri.  E perché  i cittadini capiscano quanto confuse siano le idee di chi governa il territorio”. E’ quanto afferma l’europarlamentare Rosa D’Amato (M5S) commentando la proposta del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, di affidarsi al preridotto per rendere più ecocompatibile l’Ilva.

“L’idea (anche se in realtà qualche dubbio rimane) di liberare la Puglia dalla morsa del carbone è l’unica frase condivisibile nell’insieme di concetti e circostanze elencati da Emiliano, per il resto si rimane attoniti – continua la D’Amato – qui non si sta scegliendo tra un forno a legna o elettrico all’interno di una pizzeria, ma all’interno di uno stabilimento che attualmente opera con il ciclo integrale e ciò comporterebbe una intera revisione impiantistica: siamo curiosi di sapere chi pagherebbe per tutto questo, visto che a stento si riescono a trovare i soldi per gli stipendi.

Resta poi in sospeso la questione relativa al destino delle aree dello stabilimento che diventerebbero superflue, con impianti da demolire e siti da bonificare. Uno stabilimento con la potenzialità di 5 milioni di tonnellate l’anno, con ciclo elettrico, dove riuscirà a reperire il necessario rottame per soddisfare le esigenze produttive e con una qualità tale da evitare emissioni di PCB, diossine e furani? Per non parlare della  fornitura energetica di gas, con prezzi non convenienti per la siderurgia, e per la quale dovremmo anche scegliere una devastazione territoriale a scelta tra il TAP ed un rigassificatore!

Infine, un nodo appena affrontato dall’illuminato presidente: i livelli occupazionali. Nonostante la soluzione proposta implichi ancora la presenza di diossine e di un altro regalo a scelta (TAP o rigassificatore), non viene detto che ciò significa una forte riduzione dell’occupazione, probabilmente scendendo a 5000 addetti in totale. E’ questo il futuro che Emiliano vuole regalare a Taranto?  Ancora inquinamento, devastazione e, per di più, senza garanzie occupazionali e di bonifiche ambientali? No, grazie.  Per Taranto è arrivato il momento di chiudere una triste pagina ed avviare le operazioni di riconversione secondo le direttrici che non ci stancheremo mai di ripetere: chiusura delle fonti inquinanti, dismissione e bonifiche, valorizzazione e tutela delle vere vocazioni territoriali e sviluppo di economie pulite. Se Emiliano non se la sente, si faccia da parte: non abbiamo più tempo per improvvisare il futuro”.

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