“L’idea (anche se in realtà qualche dubbio rimane) di liberare la Puglia dalla morsa del carbone è l’unica frase condivisibile nell’insieme di concetti e circostanze elencati da Emiliano, per il resto si rimane attoniti – continua la D’Amato – qui non si sta scegliendo tra un forno a legna o elettrico all’interno di una pizzeria, ma all’interno di uno stabilimento che attualmente opera con il ciclo integrale e ciò comporterebbe una intera revisione impiantistica: siamo curiosi di sapere chi pagherebbe per tutto questo, visto che a stento si riescono a trovare i soldi per gli stipendi.
Resta poi in sospeso la questione relativa al destino delle aree dello stabilimento che diventerebbero superflue, con impianti da demolire e siti da bonificare. Uno stabilimento con la potenzialità di 5 milioni di tonnellate l’anno, con ciclo elettrico, dove riuscirà a reperire il necessario rottame per soddisfare le esigenze produttive e con una qualità tale da evitare emissioni di PCB, diossine e furani? Per non parlare della fornitura energetica di gas, con prezzi non convenienti per la siderurgia, e per la quale dovremmo anche scegliere una devastazione territoriale a scelta tra il TAP ed un rigassificatore!
Infine, un nodo appena affrontato dall’illuminato presidente: i livelli occupazionali. Nonostante la soluzione proposta implichi ancora la presenza di diossine e di un altro regalo a scelta (TAP o rigassificatore), non viene detto che ciò significa una forte riduzione dell’occupazione, probabilmente scendendo a 5000 addetti in totale. E’ questo il futuro che Emiliano vuole regalare a Taranto? Ancora inquinamento, devastazione e, per di più, senza garanzie occupazionali e di bonifiche ambientali? No, grazie. Per Taranto è arrivato il momento di chiudere una triste pagina ed avviare le operazioni di riconversione secondo le direttrici che non ci stancheremo mai di ripetere: chiusura delle fonti inquinanti, dismissione e bonifiche, valorizzazione e tutela delle vere vocazioni territoriali e sviluppo di economie pulite. Se Emiliano non se la sente, si faccia da parte: non abbiamo più tempo per improvvisare il futuro”.
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