«Il tema dei cambiamenti climatici è un tema globale che ha ricadute anche a livello locale». Taranto «rappresenta a pieno le contraddizioni di un modello di sviluppo malato, che sta mettendo a rischio la vita delle persone e dell’intero ecosistema» e che «ha costretto generazioni di giovani a lasciare la propria terra». Chiedono «giustizia ambientale e sociale per Taranto» e puntano sulla «conversione ecologica dell’economia e sulla qualità della vita».
Hanno attraversato la città in corteo dal piazzale dell’Arsenale a piazza della Vittoria. «Vogliamo riprenderci tutto». Sono i ragazzi e le ragazze di Officine Tarantine, del No al carbone di Brindisi, delle associazioni ambientaliste (Legambiente, Wwf, Peacelink), delle realtà sociali di città vecchia. Hanno partecipato anche i Verdi Taranto con Vincenzo Fornaro e Ada le Noci. «È tempo di difendere il pianeta, è tempo di soluzioni ecologiste». Musica, striscioni, cori, testimonianze urlate al microfono, attacchi a chi ha «svenduto» la città e il futuro e la «speranza». Senza risparmiare la Chiesa. «Mentre da un lato il Papa parla di cambiamenti climatici e dice che il pianeta sta esplodendo, la Chiesa di questa città si prendeva i soldi per difendere gli interessi di pochi a scapito della salute e dell’ambiente di tutti. Queste non sono minchiate ma patrimonio comune della storia del nostro territorio».
Queste parole di Ernesto Voccoli, attivista tarantino, rivolte a don Marco Gerardo (condannato per favoreggiamento con rito abbreviato nel processo Ilva) e quelle destinate a Mons. Filippo Santoro (arcivescovo di Taranto, ndr) – «dove sei rispetto al ricatto occupazionale?» – risuonano davanti la chiesa del Carmine. «Oggi era fondamentale che la città di Taranto scendesse in piazza nella giornata mondiale contro il surriscaldamento globale. È la parte che resiste e che giorno dopo giorno si dà da fare nei quartieri difficili. Il nostro sistema industriale – le discariche, gli inceneritori, l’Ilva, la Marina Militare, l’Eni, la Cementir – è funzionale a un modello di sviluppo che sta aumentando il livello di surriscaldamento del pianeta. A Taranto stiamo andando verso un’emergenza che di qui a pochi mesi probabilmente scoppierà e la città si deve far trovare pronta, deve spazzare via i poteri forti che hanno governato e che sono tutti sotto processo».
Michael Tortorella è il rappresentante d’istituto del liceo Aristosseno di Taranto e responsabile di “Studenti per l’ambiente”: «È un movimento di lotta e impegno nei conflitti ambientali locali e nazionali che ha l’obiettivo di costruire tutti insieme, dal basso, un’alternativa per Taranto». Parla di difesa dell’ambiente e parla delle morti causate dall’inquinamento. «Due settimane fa è venuta a mancare una ragazza di 24 anni per un tumore al cervello, aveva ancora tutto il futuro da realizzare, voleva la sua possibilità in questa società. Siamo stufi». Per innescare un processo di cambiamento occorre partecipazione, anche alle manifestazioni come quelle di domenica. «Sappiamo benissimo qual è la lotta più grande qui a Taranto: è la lotta al menefreghismo. Anche gli studenti non sviluppano una certa maturità per rivendicare i loro diritti e lottare per quello che conta, però non ci sentiamo sconfitti e per noi è un buon punto di partenza. La nostra voce deve arrivare a Parigi» dove oggi cominciano i lavori della Cop21. Fino a venerdì 11 dicembre i rappresentanti di 193 Paesi, oltre 150 leader e capi di Stato, discuteranno di emissioni e gas serra e tenteranno di raggiungere un accordo per controllarli. C’è in gioco il futuro del pianeta.
Nicola Sammali per InchiostroVerde
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