Riceviamo e pubblichiamo nota stampa di Emidio Deandri, presidente dell’ANMIL (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro) di Taranto.
Se dovessero trovare conferma le prime notizie frammentarie, ovvero che l’incidente sarebbe avvenuto, nelle operazioni di scarico di un enorme tubo da un camion per la rottura della braga, questa ennesima “morte bianca” all’interno dell’ILVA sarebbe la tragica conferma di quanto l’ANMIL Taranto ha già sottolineato in occasione di altri incidenti. Nel mentre i commissari si barcamenano per garantire la mera sopravvivenza dell’ILVA, senza che il Governo abbia un progetto chiaro e definito sul futuro della siderurgia nazionale, la perdurante crisi finanziaria dell’ILVA, e conseguentemente dell’indotto, ha comportato una sensibile riduzione delle risorse destinate alle attività manutentive degli impianti nel siderurgico e delle dotazioni delle ditte appaltatrici, fattore che inevitabilmente ha abbassato drasticamente il livello di sicurezza sul lavoro degli operatori.
Più in generale, da anni l’ANMIL sottolinea che, quando si svolgono lavori impegnativi in condizioni disagevoli, come quelli svolti spesso su grandi impianti industriali, bisogna avere la massima concentrazione e la mente sgombra da pensieri immanenti, come quelli sul futuro della propria famiglia, sulla possibilità di continuare a pagare il mutuo, di far proseguire al meglio gli studi ai figli. Invece da troppo tempo i dipendenti dell’ILVA e dell’indotto assistono impotenti a un susseguirsi di notizie contrastanti che aumentano l’incertezza sul proprio futuro lavorativo, con la tensione che aumenta di giorno in giorno. Se non vogliamo che in futuro nel siderurgico tarantino ci siano ancora “morti bianche” e gravi incidenti invalidanti, è necessario che il Governo si faccia carico della questione ILVA dando precise risposte a chi ogni giorno, salutando moglie e figli per andare al lavoro, non sa se tornerà più a casa.
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