Oltre a simboleggiare la mitilicoltura tarantina, i vecchi pali del Mar Piccolo rappresentano dei nuclei di biodiversità. Sulla superficie metallica si sviluppano numerosi organismi che creano una comunità particolarissima, in cui dominano gli invertebrati filtratori, che si alimentano filtrando l’acqua del mare e trattenendo all’interno del loro corpo minuscole particelle organiche e anche pericolosi inquinanti. Spugne, vermi filtratori, bivalvi, gigli di mare, ascidie sono solo alcune delle categorie di animali che impreziosiscono i pali. E tra gli organismi filtratori vivono altrettanti animaletti: nudibranchi, gamberi, granchi, stelle marine, ricci, piccoli pesci bentonici come i meravigliosi cavallucci marini, molto vulnerabili e rigorosamente protetti, che spesso si osservano proprio sui pali, aggrappati ai tanti organismi che li ricoprono.
Alla luce di quanto scritto, è naturale chiedersi perché invece di eliminare altri pali, non si è pensato semplicemente di segnalarli o inclinarli verso il fondale marino in modo tale da non creare problemi alla navigazione e, allo stesso tempo, lasciando in loco i substrati duri necessari all’insediamento della colorata comunità che rende il nostro mare unico e particolare. Con la speranza che future scelte di gestione del Mar Piccolo, il nostro bene comune più grande, prendano in maggiore considerazione il benessere dei suoi abitanti sottomarini.
Rossella Baldacconi, PhD in Scienze Ambientali
N.B. La seconda foto è di Emilio Palumbo (Confcommercio-Agci Pesca)
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