«Una saggia decisione – rimarca Lazzàro – nel merito e nel metodo, visto che l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità. E’ il segno che, dopo dieci anni di gestazione e a lavori aggiudicati, i tempi sono maturi per rivedere un progetto nato vecchio». Per Confagricoltura, infatti, è il momento di «andare oltre le rigidità burocratiche e adeguare il progetto originario alle migliori tecnologie possibili, compatibilmente con la normativa nazionale e regionale». Del resto – spiega Lazzàro – «è lo stesso Consiglio Regionale – almeno nelle dichiarazioni a mezzo stampa – a ritenere il puro e semplice “versamento dei reflui in mare… un’operazione ad alto rischio ambientale”. Perciò l’idea di trovare soluzioni alternative e meno invasive non può che trovarci d’accordo. Il riuso delle acque reflue, dal nostro punto di vista, è un’opzione fondamentale in una doppia direzione: sia per la sostenibilità ambientale sia per il consumo d’acqua, risorsa preziosa e sempre più scarsa che non ci possiamo più permettere di sprecare. Le nostre posizioni – continua il presidente di Confagricoltura – sull’utilizzo razionale dell’acqua sono ben note ed è per questo che siamo favorevoli al riuso delle acque reflue depurate addirittura nella filiera del vino».
Per quanto riguarda i costi dell’adeguamento del progetto, per Lazzàro è necessario «valutare la possibilità di utilizzare le condotte del consorzio di bonifica dell’Arneo per la distribuzione dell’acqua affinata. Da non sottovalutare – insiste Lazzàro – la circostanza che il riutilizzo di queste acque depurate potrebbe anche essere utile alla diminuzione del costo dell’acqua per l’irrigazione che, come noto, viene pagata a caro prezzo dalle imprese agricole. Spero – conclude il presidente di Confagricoltura Taranto – che la Regione Puglia non perda questa occasione per realizzare un’opera pubblica utile a un vasto territorio ma senza fargli pagare un inutile dazio ambientale».
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