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Trivelle, presentate osservazioni contro istanze di ricerca nel mar Jonio

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato Stampa del Coordinamento Nazionale NoTriv in merito alle osservazioni, inoltrate al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, contro le istanze di ricerca off-shore della Global Med nel mar Jonio lungo le coste pugliesi e calabresi. 

Sono state inoltrate ieri (19 ottobre) le osservazioni contro le integrazioni e le controdeduzioni alle 5 istanze presentate dalla società Global Med (GM) denominate “d 85 F.R-.GM”, “d 86 F.R-.GM”, “d 87 F.R-.GM”, “d89F.R-.GM” e “d90F.R-.GM”. La GM, su sollecito del Ministero dell’Ambiente del luglio scorso ha dovuto integrare la documentazione precedentemente inviata in seguito alle numerose osservazioni giunte a ridosso del Natale scorso.  

l documenti sono stati redatti dalla dottoressa Rosella Cerra (che aveva precedentemente scritto alcune osservazioni oggetto delle controdeduzioni) con la collaborazione del dottore geologo Giuseppe Ferraro per conto del Coordinamento Nazionale NO-TRIV e RASPA (Rete delle Associazioni della Sibaritide e del Pollino per l’Autotutela)Una sorta di dibattito aperto fra società petrolifera e società civile che dovrebbe concludersi con un pronunciamento della Commissione Tecnica del Ministero per un parere di (in)compatibilità ambientale.

All’indomani, quindi, di quei pareri positivi che la commissione ha presentato per altre tre istanze sempre nel Golfo di Taranto, la “d79F.R-.EN” dell’Enel Longanesi verso la quale la Regione Calabria e la Puglia hanno esposto ricorso, e le due della Shell “d73F.R-.SH” e “d74F.R-.SH”. È necessario attivarsi per evitare che tutto il Mar Jonio si trasformi in una unica grande area di estrazione in mare con tutti i rischi e pericoli annessi: dal fenomeno della subsidenza già in atto dalla Sibaritide al Crotonese, dall’inquinamento radioattivo dei fanghi di estrazione, dal rischio di incidente tipo golfo del Messico, dalla compromissione delicato equilibrio fisico-chimico e ambientale del mar Ionio, dalla presenza sui fondali di navi carichi di veleni e rifiuti pericolosi, che per effetto delle correnti marine si estenderebbero a tutto il Mediterraneo.

Per tutto questo  abbiamo uno strumento che la società civile può utilizzare per far valere le proprie ragioni contro lo strapotere del governo centrale e l’asservimento alle multinazionali del petrolio. Questo è il referendum. Lo ribadiamo e rilanciamo l’appello a tutti di farsi promotori della campagna referendaria contro l’articolo 35, comma 1, del Decreto Sviluppo, contro tutta una serie di norme che impediscono alle Regioni ed agli enti locali di potersi pronunciare su scelte che investono direttamente i territori di competenza.

 

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