Riceviamo e pubblichiamo nota stampa dei sindacati.
Della delegazione sindacale hanno fatto parte i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil di Taranto, rispettivamente Giuseppe Massafra, Daniela Fumarola e Giancarlo Turi; il segretario della Feneal-Uil di Taranto Antonio Guida, della Filca-Cisl Vito Lincesso e della Fillea-Cgil, Antonio Stasi. Il grido d’allarme lanciato dai rappresentanti dei lavoratori è tutto nei numeri: 5.000 posti di lavoro persi negli ultimi anni, ammortizzatori sociali in scadenza, migliaia di famiglie senza reddito. L’analisi dell’attuale scenario economico non lascerebbe dunque motivi per sperare in un’inversione di tendenza. Ad aggravare la situazione – è stato riferito durante l’incontro – anche il paradosso di lavori affidati in area portuale ad aziende che però non impiegano lavoratori tarantini. Altro paradosso: opere già appaltate ma lavori mai avviati o momentaneamente bloccati come nel caso della Regionale 8 Talsano-Avetrana.
Di qui la richiesta di un confronto con tutti gli enti che operano in qualità di stazioni appaltanti: dai comuni ionici, con quello di Taranto in testa, alla Provincia e all’Anas, per provare a sbloccare la situazione. Altro capitolo affrontato è quello delle bonifiche e delle opere di ambientalizzazione che riguardano lo stabilimento siderurgico. Anche su questo versante si chiede di fare presto per aprire il prima possibile i cantieri. Strettamente connessa a questi temi, tutti legati a doppio filo all’urgenza di far partire gli investimenti previsti dal governo per l’area ionica, è la necessità di valorizzare l’esperienza delle imprese locali e la competenza delle maestranze ioniche. Allo studio è l’ipotesi di prevedere una sorta di “clausola sociale” nei bandi di aggiudicazione degli appalti nel pieno rispetto della normativa europea e della massima trasparenza. A questo proposito è stato ritenuto opportuno, per una comune valutazione, il coinvolgimento della Regione Puglia. I sindacati confidano nell’intervento del Prefetto e attendono perciò fiduciosi. Ma se non arriveranno risposte concrete, una delle strade percorribili sarà la mobilitazione generale.
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