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Ilva e rione Tamburi, “Liberi e pensanti”: i bambini vanno difesi e tutelati

Riceviamo e pubblichiamo nota stampa del comitato “Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti”. 

La “Dichiarazione di Ginevra dei diritti del fanciullo” dichiara, al secondo punto, che “il fanciullo deve beneficiare di una speciale protezione e godere di possibilità e facilitazioni, in base alla legge e ad altri provvedimenti, in modo da essere in grado di crescere in modo sano e normale sul piano fisico intellettuale, morale, spirituale e sociale in condizioni di libertà e di dignità.”

La difesa e la tutela dei bambini può e deve essere un obiettivo comune a tutti: genitori, istituzioni scolastiche e politica. E’ questo lo spirito che ci ha spinto a denunciare la situazione in cui versano le scuole elementari del quartiere Tamburi di Taranto, il rione a ridosso della zona industriale, forse più inquinante d’Italia, quello in cui, qualche tempo fa, un prefetto (ci pare) impedì l’apertura di un istituto superiore a causa dell’inquinamento. Evidentemente il nostro voler veder chiaro ha dato fastidio a qualcuno che si è sentito accusato, senza alcuna ragione, di negligenza.

L’iniziativa di ieri mattina presso la scuola Vico, maturata dopo le dichiarazioni del sindaco Stefàno al Convegno “Oltre l’Ilva”, in cui ringraziava il premier Renzi per l’attenzione riservata alla nostra città, aveva lo scopo di misurare quanto concreto fosse l’impegno del Governo. Abbiamo così scoperto che, contrariamente a quanto sostenuto dal sindaco, il Comune di Taranto, per realizzare questi lavori, che sono partiti in ritardo proprio per la mancanza dei fondi, ha anticipato un milione di euro in attesa che il Governo, che non smette mai di proclamare l’importanza di Taranto per tutta la nazione, restituisca la somma.

Nell’incontro con la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Deledda, a cui ha partecipato anche il responsabile dei lavori, è emersa, per la sede centrale, la questione della palestra non ancora completata e usata come deposito di materiale fino alla fine dei lavori. Abbiamo chiesto come mai non si sia pensato ad un prefabbricato da adibire a deposito ma ci è stato risposto che “costa troppo”. Tradotto, significa che, garantire ai bambini frequentati la scuola, il diritto di svolgere attività psicomotorie, indispensabile per una corretta crescita, è un costo troppo oneroso.

Abbiamo anche chiesto se chi ha stilato il progetto di questi lavori abbia posto “particolare curaper quanto riguarda la presa dell’aria esterna”, così come previsto dagli art. 5.3.13 e 5.3.14 del Decreto Ministeriale del 18 dicembre 1975 in materia di trattamento dell’aria esterna nelle zone con condizioni particolarmente gravi d’inquinamento atmosferico. Prevedevamo che la risposta sarebbe stata negativa, ma non immaginavamo che i nostri interlocutori non conoscessero per niente questa normativa.

Qualche articolo di giornale in cui si “ridicolizza” l’iniziativa di ieri e si afferma che i bambini non subiscono alcun disagio (come se la polvere di cui è pieno l’edificio, i rumori continui, la mancanza della palestra e del giardino esterno non fossero disagi) non ci fermerà anzi, così come abbiamo sempre fatto, andremo a fondo anche interpellando la Magistratura.

 

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