“Lo sblocco di un’area che era stata sequestrata per ragioni di sicurezza potrà interferire con chi si troverà a lavorare in quell’ambiente? Lo abbiamo chiesto all’Inail, che semplicemente non ha saputo risponderci. All’Asl abbiamo chiesto se il dissequestro possa di fatto impedire il reale accertamento della verità e se le responsabilità penali saranno attribuite per l’evento mortale o vista la depenalizzazione dei passati decreti il commissario non ne risponderà. Le risposte sono state anche in questo caso evasive. Infine – dulcis in fundo verrebbe da dire – ecco intervenire i sindacati: ci dicono che bisogna trovare un compromesso tra lavoro, ambiente e sicurezza e che il dissequestro va bene, addirittura perché così è stata accesa una luce sulla questione e secondo loro il decreto ha salvato l’azienda.
Siamo disgustati: questi sono quelli che hanno accettato da sempre compromessi sulle condizioni ambientali e sanitarie accettando sconti sulle sicurezza in virtù del ricatto occupazionale. Rimane l’amaro in bocca: la produttività e l’occupazione per troppi passano sopra alla salute dei cittadini e dei bambini di Taranto. D’altro canto, la morte di Alessandro Morricella è misteriosamente scomparsa anche dalle slide portate dall’azienda durante l’audizione dei Commissari in Commissione.
Guarda caso: quando si tratta di ricostruire la cronologia della vicenda, si arriva fino al 3 luglio; l’elenco del numero (elenco quantitativo, si badi bene, non qualitativo) delle prescrizioni Aia porta la data del 23 luglio (addirittura!). Eppure nelle pagine in cui si parla degli infortuni e si delinea l’indice di gravità ecco che i mesi considerati arrivano a maggio. Consuetudine vuole che si proceda per semestri, o per trimestri. E invece no: L’Ilva traccia l’indice di gravità fino a maggio 2015. Guarda caso, escludendo l’incidente mortale di giugno che è costata la vita al povero Alessandro Morricella.
Questa è l’azienda con cui abbiamo a che fare. E con queste persone i sindacati sono scesi a patti e hanno deciso che “un decreto che riattiva un altoforno pericoloso va bene”, perché “ha acceso una luce sulla vicenda”. Per noi non ci sono dubbi: sicurezza e salute vengono prima. Perché un’altra economia per Taranto non solo è possibile, ma è necessaria, urgente e indifferibile”.
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