La Commissione europea, però, ha messo nel mirino la legge che vieta in Italia la detenzione, la vendita o l’utilizzo di latte condensato o latte in polvere o latte ricostituito a partire da tali prodotti, nella preparazione di latte e di prodotti lattiero caseari. La norma italiana vieta anche in linea di principio la commercializzazione dei prodotti lattiero caseari ottenuti legalmente in altri Paesi, utilizzando latte in polvere. “Secondo la Commissione – chiarisce Lazzàro – la nostra norma non rispetta il principio dell’articolo 34 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) che vieta ogni restrizione quantitativa sulle importazioni e tutte le misure che hanno “effetto equivalente” fra gli Stati membri. Il Ministero delle Politiche Agricole deve dare un’ulteriore risposta alla Commissione entro la fine di luglio sulle iniziative che l’Italia vorrà mettere in atto, altrimenti la questione verrà posta all’attenzione della Corte di Giustizia europea. Visti i tempi strettissimi – rimarca ancora Lazzàro – è importante che la replica del nostro Governo punti a difendere in ogni modo possibile la normativa che limita le importazioni di latte condensato ed in polvere per la costituzione dei prodotti lattiero caseari a favore delle produzioni italiane”.
In gioco, difatti, c’è un intero sistema produttivo basato sull’alta qualità del latte fresco, presupposto per ottenere prodotti derivati altrettanto eccellenti e con caratteristiche distintive all’interno di una filiera corta e fortemente regolata. “Il diktat europeo – aggiunge il presidente di Confagricoltura Taranto – arriva peraltro in un momento difficile per il settore del latte in Puglia, colpito da una crisi pesante in cui i trasformatori hanno buon gioco ad imporre un prezzo del latte che non copre nemmeno i costi di produzione”.
La contromossa italiana, secondo il presidente Lazzàro, dovrebbe quindi muoversi su due fronti: “La difesa e valorizzazione del latte fresco – afferma – prevedendo una migliore etichettatura dei prodotti lattiero caseari e obbligando la distinzione chiara tra quelli prodotti utilizzando latte fresco e quelli ottenuti utilizzando anche latte condensato o in polvere. L’eventuale modifica dell’attuale norma nazionale deve comunque prevedere una limitazione della detenzione del latte condensato ed in polvere per quanto riguarda i caseifici che producono i prodotti di origine protetta. Del resto – conclude Lazzàro – non ha davvero senso sacrificare la qualità e salubrità dei nostri prodotti sull’altare di una malintesa regolazione del mercato comune: col latte in polvere non si fa sana concorrenza ma si “ammazzano” la mozzarella e i produttori di latte fresco”.
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