A livello provinciale, la flessione più marcata si registra nella provincia di Taranto: -7,2 per cento (168mila a 156mila). Seguono Lecce (da 148mila a 139mila, pari ad un tasso negativo del 6 per cento), Brindisi (da 164mila a 154mila, pari al 6 per cento), Bari (da 190mila a 180mila, pari al 5,5 per cento), Foggia (da 157mila a 150mila, pari al 4,4 per cento) e la provincia di Barletta-Andria-Trani (da 192mila a 185mila, pari al 4 per cento). Più in dettaglio, i ricavi medi delle società di capitali della Puglia scendono di 30mila euro (da 563mila a 533mila). La performance peggiore nella provincia di Taranto: -8,2 per cento (da 522mila a 480mila). Seguono Bari (-5,6), Lecce (-5,2), Brindisi (-4,8), Foggia e la Bat (-3,5).
Riguardo alle società di persone, i ricavi medi diminuiscono di 11mila euro (da 244mila a 233mila). Nella provincia di Lecce si passa da 228mila a 214mila, con un tasso negativo del 6,4 per cento. Segni negativi anche per Brindisi (-6,2), Foggia (-5,5), Taranto (-4,1), Bat (-3,6) e Bari (-2,6). In merito alle persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi), i compensi medi scendono di 6mila euro (da 89mila a 83mila). La provincia di Lecce perde l’8,5 per cento (da 78mila a 71mila). Seguono Taranto (-7,3), Bari e Brindisi (-6,8), Foggia (-6,2) e Bat (-5,5). Gli studi di settore sono uno strumento del Fisco al fine di rilevare i parametri per la determinazione dei redditi di lavoratori autonomi e imprese. Costituiscono la naturale evoluzione di precedenti meccanismi di determinazione dei ricavi ovvero del reddito dei contribuenti di minori dimensioni. Le finalità sono quelle di contrasto e lotta contro l’evasione fiscale.
“I dati elaborati dal nostro Centro studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – dipingono un quadro impietoso, con i ricavi delle imprese che sono calati in maniera consistente anche per l’anno di dichiarazione 2014. È evidente che il sistema produttivo pugliese ha subito la crisi in maniera drammatica: le imprese sono state costrette a fare i conti con ricavi sempre più ridotti e con una pressione fiscale che contribuisce a ridurne in maniera determinante a ridurne i margini di sopravvivenza. Solo grazie ad alcune circostanze favorevoli quali il prezzo dei carburanti e tassi di cambio, parte dei mancati ricavi è stata controbilanciata con buone performance sul fronte delle esportazioni. Tuttavia – aggiunge – il recupero del potere d’acquisto e la conseguente ripresa dei consumi interni sono obiettivi imprescindibili per consentire al nostro tessuto produttivo di lasciarsi definitivamente alle spalle gli anni più bui. Solo il ritorno a livelli fisiologici di consumo – conclude Sgherza – potrà consentire di riavviare a pieno regime la macchina dell’economia regionale e nazionale”.
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