Il protocollo prende atto di alcuni dati di fatto ben noti: “Il territorio di Taranto e Statte è interessato da un grave inquinamento ambientale ed è incluso tra i Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (SIN) per la presenza del più grande siderurgico d’Europa, una raffineria ,un’area portuale e discariche di RSU con siti abusivi di rifiuti di varia provenienza; l’inquinamento incide fortemente sulla salute dei bambini, soprattutto quelli più esposti in quanto residenti nelle zone a ridosso dell’area industriale, ma anche quelli ancora non nati, esposti agli inquinanti trasferiti dalla madre attraverso la placenta. Incide, altresì, sulla salute dei bambini che vivono lontani da Taranto – per la capacità degli inquinanti persistenti immessi in ambiente di essere trasferiti a grandi distanze – e dei bambini di tutto il mondo esposti, attraverso l’immissione di gas capaci di alterare il clima, al rischio di vivere nel futuro in un ambiente pericoloso ed inospitale; l’Istituto Superiore della Sanità, attraverso lo studio epidemiologico Sentieri, ha constatato nel SIN di Taranto, un quadro di mortalità per la popolazione residente “che testimonia la presenza di un ambiente di vita insalubre” e per quanto riguarda i bambini (fascia 0-14 ) un eccesso di mortalità generale , un eccesso di ricoveri per malattie respiratorie acute e un eccesso di incidenza di tutti i tumori (nella misura pari al 54%); nel latte materno è stata rilevata in alcuni studi la presenza di diossina e PCB”.
Nel documento si ricorda, inoltre, che a Taranto vige “un’ordinanza sindacale, mai revocata, del 18 agosto 2012, con cui è stato vietato, ai bambini residenti al quartiere Tamburi, l’accesso alle aree verdi perché inquinate da sostanze cancerogene e tossiche; una circolare trasmessa nel 2013 dalla ASL ai sindaci della città ed alcuni comuni della provincia vieta o limita il consumo di alimenti autoctoni (quali uova di polli ruspanti, cacciagione, carni di volatili da cortile, lumache) perché potenzialmente contaminati da diossina e PCB; l’ordinanza del Presidente del Consiglio regionale del 23 febbraio 2010 n 173 vieta il pascolo nei terreni non aventi destinazione agricola nel raggio di 20 km intorno all’ILVA, in seguito agli esiti del monitoraggio per la presenza di diossine e PCB”. Tutte situazioni che richiedono la riduzione o la rimozione dei fattori di rischio ambientale. Da segnalare, infine, che il protocollo ha durata triennale.
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