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Ilva, un incidente anomalo

Presenta ustioni di 3° grado sul 90% del corpo Alessandro Morricella, l’operaio dell’Ilva di Taranto ricoverato da lunedì sera in condizioni gravissime al Policlinico di Bari, dopo essere stato investito, almeno così pare da un flusso imponente di ghisa incandescente fuoriuscito dal foro di colata (anche se diverse fonti interne all’azienda parlano di fiammate dovute a fuoriuscita di gas). Il lavoratore in queste ore lotta tra la vita e la morte.

L’uomo, addetto alla rilevazione della temperatura dell’altoforno 2, avrebbe cercato di ripararsi. A nulla è servita la tuta: ma anche in questo caso non tutto è chiaro, in quanto pare che l’operaio al momento dell’incidente non è chiaro se indossasse o meno tutte le apparecchiature previste per chi effettua quel tipo di operazioni (i compagni presenti in quei drammatici momenti lo hanno definito una vera e propria “torica umana”. Il sospetto viene anche dal fatto che l’unica parte del corpo che non presenta ustione, sono le mani: segno del fatto che l’operaio indossava i guanti albuminizzati. Dubbi invece ci sono sull’utilizzo o meno della visiera, visto che il volto di Morricella viene definito del tutto alterato nella sua fisionomia.

Ciò detto, non è ancora chiaro cosa sia successo davvero, visto che un incidente del genere non si era mai verificato sino ad ora a detta di fonti interne all’azienda e dei sindacati. Sul posto sono intervenuti tecnici dello SPESAL (Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) dell’0azienda sanitaria locale per stabilire la dinamica dell’incidente e verificare il rispetto delle norme di sicurezza. La magistratura ha aperto un’inchiesta e anche l’azienda ha avviato una indagine interna (ieri c’è stato anche un breve incontro tra azienda e sindacati). Il forno di Afo 2 è stato fermato, cosìcché lo stabilimento marcia per la prima volta nella sua storia con un solo altoforno: il 4.

Dubbi ci sono anche sulla questione della granulazione della ghisa, per cui nel giugno dello scorso anno il Sindaco Stefàno emise un’ordinanza sindacale nella quale intimava all’azienda di intervenire entro 30 giorni “per avviare un monitoraggio ambientale degli impianti dispersi in atmosfera nei reparti Afo (altoforni) ed Ome (officine meccaniche) della Colata continua concordando con Arpa Puglia ed Asl tempi e modalità d’intervento; di definire attività per realizzare un idoneo sistema di raccolta e trattamento delle acque meteoriche e di raffreddamento dell’area Granulazione ghisa e, infine, chiede di realizzare un sistema di captazione e trattamento dei vapori derivanti dal raffreddamento della ghisa”. L’ordinanza del primo cittadino fu la diretta conseguenza di sopralluoghi ed analisi effettuate tra i mesi di aprile e maggio dello scorso anno da parte di Asl ed ARPA Puglia. L’azienda presentò ricorso al Tar di Lecce contro l’ordinanza, vincendolo. Ancora oggi l’Ilva sostiene che finché non ci sarà un piano definito del trattamento delle acque, non potrà intervenire in maniera decisa e definitiva sulla granulazione della ghisa: ma su questa versione fornita dall’azienda gli stessi sindacati sono alquanto dubbiosi.

Intanto, le rappresentanze sindacali unitarie dell’Ilva hanno proclamato lo sciopero nello stabilimento a partire dalle ore 11 di ieri mattina per il primo turno, 4 ore in tutto, e per 8 ore, intero orario, per il secondo turno e la notte. “Quel che è accaduto, per la sua portata, non ha precedenti – scrivono in una nota – e questo richiede tutti gli approfondimenti del caso per individuarne le cause e valutarne i rischi. Certamente non è attribuibile alla fatalità e, senza voler ricercare il capro espiatorio, è evidente che l’accaduto non potrà rimanere senza risposte. Il nuovo corso dell’Ilva, infatti, non può iniziare con un gravissimo incidente. Per questo è necessario accelerare tutta la fase di risanamento e di messa in sicurezza degli impianti a tutela della salute e della vita dei lavoratori”. Sono anni oramai che abbiamo definito l’Ilva una sorta di roulette russa dove tutto può accadere e dove chiunque può essere colpito. E purtroppo quest’ennesimo incidente ne è la triste conferma.

Gianmario Leone

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