Di questo, a Taranto, in pochi sembrano averlo capito. Ma ciò che più lascia basiti è che questa città, in particolar modo negli ultimi tre anni, pare non aver fatto alcun passo in avanti in fatto di maturità e crescita della coscienza collettiva. Assistiamo ad una sorta di linciaggio mediatico, condito da insulti, minacce, violenza verbale, il tutto condito da un’acredine e una cattiveria, che a nulla serve. Ed è tra l’altro vigliacca e profondamente antistorica. Visto che se i Riva hanno fatto tutto ciò di cui sono accusati, è soltanto grazie a chi glielo ha permesso: ovvero i tarantini in primis. Il 90% di quelli che oggi gridano, strepitano, s’indignano e fanno i leoni da tastiera sui social network, siano al 26 luglio 2012 erano “dormienti e silenti”. E dopo tre anni, non si è stati in grado di costruire nulla, dalla politica alla società civile, perché imbevuti di arroganza, presunzione, ignoranza e quant’altro. Poco tempo fa il direttore di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, mi disse: “Dottor Leone, il problema di Taranto e dell’Ilva è a Roma”. Io continuo a pensare che il problema sia prima di tutto in noi, tutti noi. Ad maiora.
Gianmario Leone
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