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Ipercoop, anche a Taranto la protesta dei lavoratori contro i licenziamenti

TARANTO«Cosa vuol dire ricatto?», chiede una bambina dopo aver letto un cartello preparato dai lavoratori Ipercoop che protestano davanti all’ingresso del centro commerciale. La risposta tarda ad arrivare. E non c’è abbastanza tempo. Perché con la sua mamma è già andata oltre le porte scorrevoli e forse sarà lei, chissà, a trovare le parole giuste. Ma come fai a spiegare ad una bimba di otto anni che il ricatto è alla base di tanti rapporti di lavoro che tolgono diritti e dignità ai dipendenti a tutto vantaggio dei soliti noti? La speranza è che questa verità non debba scoprirla sulla propria pelle quando sarà abbastanza grande per lavorare.

Il presidio dei dipendenti Ipercoop è cominciato prestissimo, intorno alle 5.30. E a controllarli da lontano c’erano gli sguardi vigili dei dirigenti. Sulle colonne all’ingresso della sede, stranamente, era stata passata una mano di pittura, come per dire: qui è meglio che non attaccate nessun cartello. La protesta ha comunque visto unite tutte le sigle sindacali  – Filcams CGIL, Fisascat CISL, Uiltucs UIL  e Usb – in tutte le sedi pugliesi. Nell’ipermercato Santa Caterina di Bari si è presentata anche Antonella Laricchia, candidata alla presidenza del Consiglio Regionale del M5S, piazzatasi alle spalle di Emiliano (Pd). Il tutto avviene mentre a Roma, presso il ministero del Lavoro, si tiene l’incontro con Coop Estense. A rischio ci sono 147 persone nei confronti delle quali, tra Puglia e Matera (Basilicata), è stata aperta la procedura di mobilità.

«Nei confronti di questo sciopero è stata fatta un’azione di scoraggiamento da parte dell’azienda mediante riunioni organizzate per dissuadere i dipendenti – denuncia il segretario generale della Filcams Cgil di Taranto Giovanni DArcangelo – abbiamo presentato anche una diffida nei confronti di Coop Estense. Oggi c’è l’incontro al Ministero e noi chiediamo all’azienda di essere parte diligente all’interno del confronto.  Abbiamo già chiesto di compiere uno sforzo: mettere nero su bianco l’intenzione di rinunciare, durante la durata dell’accordo, ad ogni genere di esternalizzazione. L’azienda ha risposto di no perché si è sentita privata di una sorta di libertà imprenditoriale».

Secondo D’Arcangelo la logica da seguire è di tutt’altro tipo: «Nel momento in cui si chiedono dei sacrifici, ciò non può avvenire in base ad una discrezione aziendale. Coop Estense è sicuramente in difetto nel non voler prendere in considerazione un compromesso che possa tenere dentro tutti i lavoratori senza individuare un reparto come vittima sacrificale». La speranza è che oggi a Roma l’azienda possa tornare sui suoi passi. Una prospettiva che appare poco probabile. In base all’esito dell’incontro nella Capitale, verranno decisi i prossimi passi da compiere coinvolgendo anche i nuovi vertici della Regione Puglia. Non ci resta che attendere.

Alessandra Congedo

 

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