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Flaica-Cub: “Ma cosa ha davvero in mente Auchan?”

“Come potevamo tutti e tutte immaginare, Auchan manda avanti una trattativa di facciata per arrivare in una posizione di forza al giorno dell’avvio dei licenziamenti. Ad oggi la direzione del gruppo non ha concesso neanche un unghia sulla propria richiesta di esuberi. Certo, preferirebbero che lavoratrici e lavoratori se ne andassero da soli con una buonuscita poco più che ridicola (30.000 euro i full time, figuriamoci gli altri), ma ove necessario non si tireranno indietro e imbucheranno le lettere con i nostri indirizzi. Perché Auchan è così decisa in questo passaggio? La verità non è nelle difficoltà a fare cassa (relative) del gruppo in Italia, ne nel calo dei consumatori; la verità risiede nel processo iniziato con il contratto nazionale del commercio del 2008 che trasformava la domenica lavorativa da straordinario ad ordinario.

Allora le domeniche di apertura erano relativamente poche e la maggioranza di colleghe e colleghi se ne accorse appena: qualche soldo in meno in busta ma “dentro la crisi” chi era a non darlo per scontato? Poi venne il 2012: negli ultimi giorni dell’anno che stava morendo il governo dei “tecnici” guidato dall’ineffabile Monti ci regalò il decreto ‘salva Italia’: le domeniche lavorative coincidevano perfettamente con le domeniche del calendario. Gli ipermercati sarebbero restati sempre aperti, 24 ora su 24 e 365 giorni su 365. Il combinato disposto (come dicono i tecnici) del contratto del 2008 e del decreto del 2011 ha prodotto quello che ci capita oggi: il lavoro la domenica è sempre più ordinario e sempre più obbligatorio.

Così gli Iper hanno iniziato a riempirsi di lavoratori dal venerdì alla domenica e ad essere sempre più vuoti gli altri giorni. Il loro ruolo sociale è cambiato e non poco: sempre meno spesa familiare, sempre più consumo spicciolo del fine settimana. Rimaneva un tassello da mettere in piedi per la realizzazione di questo incubo postmoderno: ancora resistono lavoratrici e lavoratori non completamente flessibili e non completamente spostabili a lavorare tutti i fine settimana. Così Auchan ha iniziato una campagna contro queste colleghe e colleghi che ben conosciamo. Auchan in realtà vuole tutti e tutte flessibili sui sette giorni e senza limiti temporali – si veda il nuovo contratto del commercio in cui Cgil, Cisl e Uil hanno regalato a Confcommercio la possibilità di utilizzare un part time fino a 48 ore settimanali – ma così facendo ha scoperto di avere troppi dipendenti: se posso spostare le prestazioni dei lavoratori secondo convenienza, ho bisogno di meno lavoratori di prima, è una questione di matematica elementare.

Il contratto del 2008 e il decreto ‘salva Italia’ come abbiamo visto hanno molto a che fare con le ragioni per cui oggi Auchan vuole licenziare, non capirlo e non denunciare il patto del 2008, vuole dire non capire la natura dello scontro oggi in corso nella multinazionale francese. Non dobbiamo essere proprio noi lavoratori e lavoratrici a cascare nella trappola tesa dal colosso francese: è necessaria un’iniziativa dal basso per contrastare i progetti di Auchan, ed è necessario avere le idee chiare su quali sono le alternative alle richieste dell’azienda. Per parte nostra ci siamo già espressi: se Auchan ha bisogno di meno lavoro nei suoi Iper, riduca l’orario a tutti e tutte. Beninteso a parità di salario; sul come siamo disponibilissimi a proporre qualche idea, ma il principio che deve passare è questo: contro la crisi Auchan 32 ore pagate 40”.

FLAICA UNITI CUB

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