Ma cosa aveva affermato Gozzi? «La magnitudo finanziaria del problema dell’Ilva credo che ammonti a circa 2 miliardi e mezzo. L’impianto di Taranto è senza capex da 3 anni: il gap che si è creato sarà pari a circa 1 miliardo. Senza contare la perdita continua, pari a decine di milioni di euro al mese. C’è poi il rifacimento dell’AFO 5, il cui costo sarà di 250 o 300 milioni. E non dimentichiamo che bisogna finanziare il circolante». Secondo Gozzi, quindi una spesa che aumenta con il passare del tempo. «Sono da sempre stato contrario ai commissariamenti» – ha detto poi Gozzi. «Personalmente li considero un esproprio senza indennizzo. Credo che quella dell’Ilva di Taranto sia una macchia sulla reputazione del Paese. Questo vulnus alla proprietà dell’azienda non credo abbia portato risultati. Non ci sono né un piano finanziario né un piano industriale chiari e non si sa da dove prendere le risorse manageriali».
Il presidente Gozzi si è nuovamente detto preoccupato per il futuro dell’Ilva: «Non vedo passi avanti, anzi, mi sembra che ci siano stati dei passi indietro. Senza contare che un impianto siderurgico senza manutenzione per tanti anni si avvia verso un punto di non ritorno. La partita rischia di essere persa. Spero che non sia così, ma il Governo ha pochissimo tempo». E sul ruolo di Federacciai nella vicenda: «Abbiamo avuto un confronto con il Governo prima delle decisioni che hanno portato all’amministrazione straordinaria. Mi sono battuto per evitarlo, ma le nostre proposte non sono state ascoltate. Noi volevamo una soluzione mista, pubblico-privata. Ci sono stati degli impedimenti, dovuti probabilmente al fatto che gli impianti sotto sequestro sono stati concessi in uso a pubblici ufficiali». Duro anche l’intervento del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: «Siamo in presenza di un esproprio di un’azienda da parte della magistratura, senza che la proprietà sia stata consultata e sia potuta intervenire. Da sostenitore della libera impresa, io non sono d’accordo».
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