Quindi per la Fiom Cgil “è giusto adottare politiche tese a evitare che la più aspra concorrenza fra operatori si traduca in una pressione al ribasso sui salari dei lavoratori e sulle norme per la protezione ambientale. Non possiamo tuttavia trascurare che l’inasprimento della competizione ha riguardato lo stesso mercato comune europeo: purtroppo pratiche di dumping (per es., vendite sottocosto) si registrano anche fra i concorrenti comunitari. Ciò rappresenta un rischio di enorme portata per il futuro della nostra industria siderurgica ed è importante il ruolo che deve e può assumere il Parlamento europeo evitando che la ristrutturazione venga lasciata alle sole forze di mercato, con l’effetto della desertificazione di interi bacini industriali, fra i più antichi del nostro continente”.
“Quello che vogliamo affermare con forza – concludono dalla Fiom Cgil di Taranto – è che non esiste una soluzione solo per Taranto o per Florange o per Charleroi. Chi oggi spera che la prossima chiusura riguarderà un altro stabilimento e non quello del suo paese ha buone probabilità di illudersi. Con queste condizioni o si salva la siderurgia europea nel suo complesso o si rischia di assistere a un secco ridimensionamento del settore, che metterebbe seriamente in discussione le prospettive di sviluppo economico dei nostri paesi. Per questo riteniamo che non sia più rimandabile un Piano europeo che affronti direttamente il problema della sovracapacità e della concorrenza interna al mercato comune”.
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