Dopodiché abbiamo visto i nostri colleghi Italiani andare a supportare la produzione spagnola. E solo dopo questo abbiamo visto alcuni lavoratori essere riassunti nella fabbrica di pale di Taranto, che aveva acquisito una nuova linea di produzione – V112, un nuovo capannone (ex Marcegaglia) con un’ulteriore linea di produzione – V126, ed uno spazio operativo al porto. Gli ordinativi sono aumentati e con essi le assunzioni, le due aziende Vestas presenti sul territorio tarantino hanno circa 750 dipendenti in forza: le condizioni per la riassunzione, come scritto nell’accordo di Roma, sono evidenti. Tuttavia per alcuni di noi la situazione è critica.
Nell’arco di pochi mesi la Cigs finirà e a dispetto del momento positivo dell’industria eolica per Vestas, 15 tra operai e impiegati sono ancora fuori dalla fabbrica, in attesa che l’accordo venga rispettato da Vestas Blades o da Vestas Italia, indifferentemente. Diversi incontri si sono tenuti presso Confindustria ultimamente, nessuna delle due aziende ha presentato opportunità d’impiego per gli impiegati, e non ha fornito rassicurazioni per quanto riguarda gli operai, specificando che un paio di essi non sarebbero nemmeno considerati impiegabili. Questo è il motivo per il quale le unioni sindacali hanno deciso di iniziare delle azioni nei confronti dell’azienda: loro (e noi) sono lontani dal capire perché Vestas Blades and Vestas Italia, nonostante una buona congiuntura del mercato eolico e buone prospettive di carico di lavoro, continuano a rifiutare di offrire opportunità lavorative agli ultimi lavoratori che si trovano fuori dai cancelli della fabbrica”.
Abbiamo sempre sostenuto come quell’accordo fosse negativo per i lavoratori e difficilmente applicabile per tutti. Oltre che aver denunciato nel silenzio assoluto di sindacati e istituzioni il dislocamento della produzione di Taranto nello stabilimento spagnolo di Leon. E questi sono i risultati putroppo.
G. Leone
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