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Auchan: a rischio 1.100 posti di lavoro in tutta Italia

Il colosso francese lo scorso 20 marzo ha disdetto il contratto integrativo dell’ottobre 2007. La decisione è dovuta alla scarsa produttività registrata specialmente negli ipermercati del Sud. Eppure c’è che pensa e sostiene che a Taranto l’eventuale chiusura sarebbe da addebitare alla mancata realizzazione del Piano Cimino…

 Sono circa 1.100 i posti di lavoro a rischio in tutt’Italia nella catena Auchan. Questo l’effetto della disdetta unilaterale del contratto integrativo firmato dal colosso francese della grande distribuzione nell’ottobre 2007, e comunicato ai sindacati lo scorso 20 marzo. E, come sempre, i maggiori tagli pare si verificheranno al Sud (800 su 1.100), dove secondo la società si realizzano i profitti più fatti.

Intanto, l’effetto immediato della disdetta del contratto integrativo, sarà il taglio dei salari per tutti e 12mila i dipendenti italiani. Anche in questo caso però, c’è una discriminazione territoriale: per i lavoratori impiegati nei centri Auchan da Roma in giù, il taglio sul salario sarà di circa 100 euro al mese. Ai dipendenti del Nord invece, sarà applicato per il momento il blocco dei salari: senza riduzioni né aumenti. Sugli 800 licenziamenti previsti al Sud, ben 300 potrebbero avvenire in Puglia. Dove ci sono quattro ipermercati Auchan: Casamassima, Mesagne, Modugno e Taranto.

Il personale occupato è di circa 800 unità. A Casamassima e Modugno sono già in atto contratti di solidarietà: nel primo punto vendita la percentuale di riduzione dell’orario di lavoro è del 25% (scade a ottobre del 2016), mentre a Modugno è del 30% (scade a maggio prossimo). Il tutto andrà ad aggiungersi alla chiusura del centro commerciale “BariBlu” di Triggiano dove ci sono stati ben 119 esuberi (nel 2014 il centro commerciale ha fatturato 18 milioni a fronte dei 40 milioni di euro preventivati ad inizio anno).

A motivazione della disdetta del contratto integrativo, il colosso francese ha addotto i classici motivi di sempre: nel 2014 la perdita operativa di Auchan ammonterebbe a 100 milioni di euro, mentre per il 2015 l’obiettivo è raggiungere il pareggio di bilancio. Per ottenere questo risultato, “ovviamente”, si punta direttamente ai tagli del costo del personale e del lavoro. I sindacati, di contro, contestano la strategia prevista dalla società. Contestando alla stessa il fatto che i mancati ricavi deriverebbero da una non calibrata offerta nei confronti dei clienti delle aree geografiche in cui opera. I sindacati temono inoltre che Auchan voglia estendere a tutti i centri commerciali l’accordo raggiunto in quel di Casamassima: ovvero che alla scadenza dei contratti di solidarietà vi sia una riduzione del monte ore del 18%.

Inoltre, i sindacati evidenziano come altri grandi centri di distribuzione (come Dock, Sigma, Despar e Simply, dove quest’ultima è subentrata a Triggiano proprio all’Auchan) siano tutt’altro che in crisi: il che a loro dire sarebbe la prova provata che il problema è ancora una volta da individuare nel rapporto gusti-prezzi-qualità. Martedì 21 aprile ci sarà un vertice tra l’azienda le categorie del commercio di Cgil, Cisl e Uil. L’obiettivo è mobilitarsi in ogni modo per bloccare la disdetta del contratto integrativo. Mentre si attendono comunicazioni ufficiali sugli eventuali tagli organici. Postilla finale: ma non era per colpa della mancata attuazione del “Piano Cimino” il motivo per il quale Auchan rischia la chiusura a Taranto? Meditate gente, meditate.

Gianmario Leone

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