L’agricoltura ha già iniziato a subire l’influenza dei cambiamenti climatici e gli agricoltori si ritroveranno a ridefinire le proprie strategie di produzione e gli investimenti in un contesto di crescente incertezza. Tra gli effetti dei cambiamenti climatici ci sono già: minore disponibilità idrica e maggior rischio di siccità e di ondate di calore; maggiori rischi di precipitazioni improvvise e concentrate; riduzione del periodo vegetativo delle colture e rese inferiori alle attuali; erosione dei suoli e perdita di biodiversità, nonché minor disponibilità di aree ottimali per la coltivazione. Eventi climatici estremi – come alluvioni e siccità – e la modifica degli habitat rendono le colture più vulnerabili a parassiti e funghi.
«Condividiamo il messaggio contenuto nella lettera inviataci nei giorni scorsi dal ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina sull’emergenza Xylella e lo invitiamo ad inserire le fitopatie fra le cause per le quali poter dichiarare lo stato di calamità, considerata l’influenza già in corso dei cambiamenti climatici sull’agricoltura», concludono Cogliati Dezza e Tarantini.
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