“Racconto del mare di plastica, del mare di mercurio e del mare di tritolo, ma non voglio parlare di plastica, di mercurio e di tritolo: li ho scelti perchè rappresentano la metafora più straordinaria della nostra esistenza, o meglio, del modo in cui abbiamo scelto di vivere. (…) Volevo scrivere del mare, ma alla fine questo libro non parla solo del mare. Racconta di chi non si è arreso, di chi ha donato la sua vita al mare rendendola straordinaria. Charles Moore, Curtis Ebbesmeyer, Bruno Dumonter, il postino di Zarzis non sono eroi, ma gente comune con la forza di un’idea da difendere, caparbi, determinati, capaci di lasciare tutto, abbandonare false certezze, lanciandosi nell’ignoto del mare, tuffandosi da queste rocce nel vuoto che attrae e respinge. (…) Un gabbiano stridein lontananza. Così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare. Ma lui, il mare, sopravvivrà.”
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