A parte i dubbi sui numeri, Confcommercio Taranto sostiene di “non capire come si possa sostenere la causa delle nuove assunzioni e non pensare alla tutela dei posti di lavori già esistenti (dei negozi al dettaglio) che verrebbero meno con l’apertura di nuove grandi strutture di vendita concorrenti. La attuale capacità di spesa delle famiglie del territorio già ora è sovradimensionata rispetto all’offerta, basta fare un giro nelle strade del commercio del capoluogo e dei principali centri della provincia per rendersi conto della quantità di negozi chiusi. D’altra parte non crediamo che Auchan, che già ora riduce le ore di lavoro del personale dipendente, abbia bisogno di strutture di vendita a latere per continuare a garantire il futuro dei suoi dipendenti. A nostro parere è un falso problema e poi sarebbe come dire che Auchan, che sino ad ora è andata avanti basandosi sulla capacità di attrazione del marchio e della sua offerta organizzata e strutturata, all’improvviso ha perso appeal commerciale e non è in grado di essere attrattiva. Sappiamo invece che se le code dei clienti alle casse si sono ridotte è perché anche Auchan soffre le conseguenze della crisi economica che ha investito il territorio, non sarà certo l’ampliamento della offerta commerciale a cambiare questo stato di cose”.
Quello che in realtà, secondo Confcommercio Taranto, interessa chi spinge per l’ampliamento “è l’investimento immobiliare e dunque la realizzazione di nuove cubature di cemento. Un interesse che ovviamente non può corrispondere alla difesa dei posti di lavoro, e questo i lavoratori (quelli veri però che nella lettera non compaiono) lo sanno! Per fortuna non sarà il mancato ampliamento di Auchan a mettere in ‘discussione il futuro di Taranto: sarebbe una prospettiva miserrima per la nostra città”, conclude la sua nota Confcommercio.’
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