Da un riscontro effettuato presso l’ospedale Miulli, eseguito sui lavoratori del reparto officina carpenteria, è emerso che 110 lavoratori su 269 (Il 43% della degli esaminati, che è una parte della forza lavoro delle officine carpenteria), hanno noduli alla tiroide. Nemmeno questo fa scalpore, non è sufficiente a scatenare l’ira del sindacato o della politica locale. La FIOM CGIL “prende atto” di tale dato e “attende” il nesso di causalità, sperando che l’ILVA a gestione pubblica, amministrata da tre commissari garantiti dall’impunibilità, facciano qualcosa… la salute puó attendere. Non è “salutare” per l’azienda ostacolare la produzione. Come la pensa invece la FIM/CISL sulla questione screening? Nulla. Non pervenuta, meglio girarsi dall’altra parte.
E UIL/UILM? Nemmeno loro commentano i dati del Miulli, ma almeno organizzano una protesta, finalmente! La protesta parte dal reparto gestione rottami ferrosi, ovvero GRF. Per cosa protestano dunque? Viene da pensare che sia perché al reparto in questione, la scorsa settimana, il motore di un escavatore si è auto incendiato e che il malcapitato operaio che conduceva il mezzo, dopo lo scoppio del vetro, si è lanciato dal finestrino ed è stato trasportato in infermeria ferito e ustionato. Fra l’altro, tre giorni prima si era incendiato un altro escavatore. In quel caso il conduttore fu allertato, perché qualcuno accortosi delle fiamme, lo aveva avvisato.
È questo dunque il motivo che ha spinto il sindacato più rappresentativo dell’ILVA di Taranto, con oltre 3000 iscritti, a organizzare una protesta? Niente affatto. I lavoratori del GRF, manipolati ancora una volta da incapaci e collusi, protestano all’esterno contro le istituzioni e presidiano le portinerie perché sono scarsamente illuminate e piene di immondizia. Denunciano che fuori dalla fabbrica, avvengono furti e incendi, ovvero una situazione che si protrae da sempre e in tutte le portinerie… Tutto ciò è disarmante. E se il prossimo non fa in tempo a saltare fuori? Se nessuno l’avvisa del pericolo? Niente paura, anche qui c’è una “soluzione” consolidata: in caso di morte di un lavoratore, si programma lo sciopero “lava coscienza” di otto ore e il giorno dopo si ritorna a lavorare in condizioni che peggiorano di giorno in giorno.
Qui Ilva. Il barcone Ilva affonda, Fabio Riva come Schettino è già sulla scialuppa, anzi no, è sul suo yacht nell’isola del Jersey, con un mandato di cattura internazionale che attende da quasi due anni di essere eseguito. A dirigere le operazioni di salvataggio dei passeggeri e dell’equipaggio, c’è la politica locale e nazionale e c’è il sindacato. Intanto nel magazzino dell’Ilva, scarseggiano le mascherine e le tute di carta, indispensabili per garantire la salute degli operai. A un lavoratore in questi giorni sono stati negati anche i guanti e una divisa. Il motivo? Erano finiti. Organizziamo una colletta? AIUTO!
Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti
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