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Arsenale Militare, quale futuro per la Taranto oltre il muraglione?

TARANTO – Varcare l’ingresso dell’Arsenale Militare e fantasticare sul futuro della città. Bastano pochi passi per immaginare un’altra realtà che prende forma tra stradine ed edifici, luoghi e storie confinati al di là di un muraglione, ignoti alla gran parte dei tarantini, che potrebbero brulicare di turisti, scolaresche e visitatori, interessati alla cultura del mare. Un patrimonio ancora tutto da valorizzare, a beneficio dell’intera collettività e non di pochi “privilegiati”. Questa mattina, abbiamo varcato quel confine per partecipare ad un convegno organizzato dalla Fondazione Michelagnoli nella Sala a Tracciare.

Il tema centrale era  La Valorizzazione Culturale e Turistica dell’Arsenale di Taranto”, alla luce dell’ultimo decreto su Ilva e Taranto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 5 marzo, ed in particolare l’articolo 8. Ecco cosa si legge al comma 3: “I Ministeri dei beni e delle attività culturali e del turismo e della difesa, previa intesa con la Regione Puglia e il Comune di Taranto, da acquisire nell’ambito del Tavolo istituzionale di cui all’articolo 5, predispongono, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, un progetto di valorizzazione culturale e turistica dell’Arsenale militare marittimo di Tarant0”.

I tempi per la realizzazione di un progetto concreto e  attuabile sono stretti e la Fondazione Michelagnoli ha voluto lanciare le sue proposte alle istituzioni fornendo anche un momento di confronto e di riflessione. Durante la mattinata sono intervenuti, tra gli altri,  Alfredo Cervellera, consigliere regionale, Fabio Caffio, presidente della Fondazione, Claudio Menichelli della soprintendenza di Venezia e Angela Barbanente, assessore regionale alla qualità del territorio. Il convegno è stato chiuso da Fabio Ricciardelli, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione, che ha fornito una serie di spunti, anche suggestivi, su cui lavorare.

Nell’immaginare un “Arsenale Turistico”, la Fondazione pensa alla trasformazione dell’attuale mostra storico-artigiana in un vero e proprio Museo del patrimonio archeologico navale militare, alla realizzazione di biblioteche e book-shop, all’allestimento di sale storiche e multimediali, al recupero delle Officine per ospitare mostre permanenti e temporanee, all’elaborazione di strategie di marketing, alla creazione di un team dedicato all’accoglienza e alle visite guidate, al coinvolgimento di associazioni e cooperative. In un video trasmesso durante l’intervento di Ricciardelli, sono stati presentati tre itinerari in grado di soddisfare varie esigenze di tipo turistico-storico-culturale: dal percorso pedonale a quello via mare. Sogni ad occhi aperti o traguardi realmente raggiungibili? Perché quanto realizzato da anni in realtà come Venezia e Genova, qui ha il sapore dell’utopia?

Istituzioni illuminate e lungimiranti saprebbero già da tempo come agire per far fruttare al meglio  quanto c’è oltre il muraglione. Il rischio, come sempre,  è quello di affidarsi all’improvvisazione. Non mancano, poi, i dubbi legati alla dotazione finanziaria messa a disposizione dal Governo. «Il decreto non è chiaro sulle risorse e sulla loro allocazione – ha evidenziato l’assessore regionale Barbanente – sembra che siano indirizzate soprattutto all’Ilva e agli interventi Aia. Noi, però, non possiamo fornire alcun alibi. Dobbiamo mettere su un gruppo di lavoro in grado di presentare un progetto valido. Quanto ipotizzato per l’Area Vasta va rivisto alla luce del decreto”.  A margine del convegno, la Barbanente ha sottolineato un’esigenza: «La Marina Militare deve aprirsi alla città. Recuperare e valorizzare un patrimonio, significa renderlo fruibile per la collettività, per elevare la cultura della comunità locale riguardo alla propria storia ed aiutare l’economia locale a riconvertirsi dalla monocultura industriale per andare verso la società dei servizi che caratterizza l’Europa contemporanea»

Ora non ci resta che seguire i prossimi passi degli attori istituzionali. Tra tempi stretti e risorse tutte da verificare.

Alessandra Congedo


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