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Eni, l’Isde: “Il nostro sostegno ad Albina Colella, accusata di allarmismo, e ai Lucani”

L’Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia manifesta la propria solidarietà e il proprio sostegno ad Albina Colella, Professore Ordinario di Geologia dell’Università di Basilicata, accusata di “allarmismo” e diffidata dal continuare «nell’attività denigratoria di ENI in qualsiasi forma e in qualunque sede», per aver divulgato i risultati di sue autorevoli e inedite ricerche scientifiche che dimostrano la contaminazione delle acque con tossici di origine antropica e con caratteristiche affini alle acque di scarto petrolifero.

La ricerca e i risultati delle evidenze scientifiche non possono mai creare “allarme” quando servono a trovare soluzioni ai problemi e alle condizioni che pregiudicano la salubrità dell’ambiente e delle popolazioni che ci vivono. Nessuno si deve sentire denigrato “in qualsiasi forma e in qualunque sede” se la propria libera iniziativa privata non si svolge in “contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, come stabilito dall’art. 41 della Costituzione. Non esiste un interesse collettivo superiore che, minando i principi della coesione sociale dei cittadini, condanni porzioni del territorio o parte dei cittadini a sopportare sacrifici e svantaggi superiori a quelli dei cittadini che abitano in altre aree del Paese.

La Basilicata già sopporta sufficienti sacrifici e svantaggi. L’estrazione di idrocarburi gassosi e liquidi grava infatti su questa regione per il 60% e l’80% dell’intera produzione “onshore” del Paese. In questa Regione, da fonti autorevoli (INAIL, ISTAT, ISS) emergono dati preoccupanti di danno sanitario quali un incremento costante delle malattie professionali, un tasso di aborti spontanei di molto superiore alle medie delle regioni meridionali e nazionali e, in alcune aree, incrementi del tasso di ospedalizzazione per tumore in età pediatrica. Precedenti evidenze presenti in letteratura internazionale suggeriscono che il rapporto causale tra tali dati, l’intensa attività estrattiva e il conseguente degrado ambientale è probabile e meriterebbe con urgenza ulteriori approfondimenti scientifici.

Proprio per questo è necessario che la ricerca, l’opinione e il dibattito scientifico siano e restino completamente svincolati da logiche legate a interessi privati, soprattutto se entrambi questi aspetti sono potenzialmente responsabili di conseguenze rilevanti sull’ambiente e sulla salute dei residenti. È auspicabile che la Prof.ssa Colella sia sostenuta e agevolata nelle sue attività di ricerca, ma anche che a queste si affianchino altri progetti scientifici indipendenti e scevri da conflitti di interesse, finalizzati a chiarire la reale entità del danno ambientale e sanitario a carico dei Lucani.

NOTA STAMPA – ISDE (MEDICI PER L’AMBIENTE)

NE AVEVAMO PARLATO ANCHE SU INCHIOSTROVERDE: https://www.inchiostroverde.it/cosa-ce-nellacqua-del-pertusillo-la-denuncia-degli-ambientalisti/

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