Dottor Pizzoni, da medico si misura quotidianamente con l’emergenza sanitaria che colpisce la comunità ionica. Qual è la sua percezione del fenomeno?
«Purtroppo a Taranto c’è un’altissima mortalità per tumori sia tra i bambini che tra gli adulti, legata alle emissioni inquinanti. Sono in aumento anche le patologie neurodegenerative. E anche qui entrano in gioco le polvere sottili. Io faccio parte dei Medici per l’ambiente (Isde) che nelle audizioni in Parlamento hanno dimostrato che gli interventi di risanamento degli impianti previsti dall’Aia e dai decreti del Governo non risolveranno l’emergenza sanitaria. L’unico modo per far sì che i dati di mortalità per tumore a Taranto ritornino nella media nazionale è chiudere le fonti inquinanti. La vera medicina è la prevenzione primaria. Non c’è alcuna compatibilità tra inquinamento e salute. Anche i periti incaricati dal gip Todisco hanno detto che la mortalità ha un nesso con gli agenti inquinanti».
Lei è favorevole alla chiusura totale dell’Ilva?
«Si, da effettuare anche in diverse fasi, partendo cioè dalla chiusura dell’area a caldo, che è quella più inquinante, per arrivare alla chiusura completa. Ovviamente salvaguardando gli operai che vanno comunque tutelati. Noi puntiamo alla decrescita felice e alla riconversione completa del territorio per conciliare il diritto alla salute con il diritto al lavoro. Attualmente, a Taranto, questi due diritti riconosciuti dalla Costituzione sembrano inconciliabili, ma non deve essere così. In Francia, c’è una regione – Nord Pas de Calais – dove ci sono sette acciaierie e due miniere di carbone. Li è partito un piano per la decrescita che prevede la chiusura delle acciaierie e la decarbonizzazione. In un anno sono state avviate 150 start up, nuove aziende che lavorano per la green economy, le energie rinnovabili, etc. Si è dimostrato che puntando sull’ambiente i posti di lavoro possono addirittura aumentare. Bisogna farla finita con il ricatto occupazionale e credere nelle opportunità offerte dalla riconversione».
Come giudica lo stanziamento (in due anni) di 5 milioni di euro previsti dall’ultimo decreto sull’Ilva e Taranto per consentire alla Regione Puglia una “più efficace lotta ai tumori, con particolare riferimento alla lotta alle malattie infantili”?
«Il problema legato all’oncologia pediatrica è enorme, ma ribadisco il concetto: le malattie bisognerebbe soprattutto prevenirle. Sarebbe meglio usare i soldi diversamente facendo chiudere l’Ilva, l’Eni, la Cementir e bonificando l’amianto. I cittadini hanno bisogno, innanzitutto, di respirare aria pulita e di vivere in un ambiente sano. Ovviamente sono contrario anche a Tempa Rossa. Qui siamo alle pezze per l’ambiente e ci vogliono imporre altre emissioni inquinanti. Questa terra è vittima di un razzismo ambientale. Chiunque può venire, portare inquinamento e scappare via. Dobbiamo dire basta a tutto ciò e possiamo farlo soltanto se siamo uniti. Una città informata reagisce e cerca di cambiare le cose. Ed è questo il compito del Movimento Cinque Stelle: informare la comunità perché abbia gli strumenti per reagire. A maggio, in occasione delle elezioni regionali, i tarantini avranno un’occasione per farlo».
Alessandra Congedo
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