Il CEO Anders Runevad ha dichiarato: “Noi continueremo a crescere e diminuire la produzione in base al livello di domanda nelle diverse regioni del pianeta. Grazie alla nostra lunga presenza globale, continueremo a perseguire le opportunità nei mercati in cui l’energia eolica è destinata a espandersi”. Le prospettive per il 2015 sono state lasciate riservate. Vestas ha l’obiettivo di un fatturato minimo di 6,5 miliardi con un margine EBIT del 7% (8,1% nel 2014). Sono anche in programma investimenti per circa 300 milioni nel 2015, in linea con i 285 milioni di investimenti effettuati nel 2014. Interrogato dagli analisti sulle proiezioni prudenti, Runevad detto che le cifre sono una “indicazione di massima perché siamo ancora troppo presto nel corso dell’anno e gli eventi possono provocare dei cambiamenti nelle stime”.
Ha aggiunto la società è stata in mezzo ai “normali rischi aziendali” come lo sviluppo del mercato, la volatilità nella produzione e le incertezze politiche. “Noi tutti dipendiamo dalle decisioni politiche in questo settore, che sono difficili da prevedere” ha dichiarato. “Gli ordini di Vestas sono sempre stati forti nella seconda metà dell’anno, soprattutto nel quarto trimestre. Ciò significa che le nostre performance finanziarie dipendono in larga parte dalla seconda metà dell’anno, non ultimo il Q4” ha aggiunto il vice-presidente per comunicazione e marketing Morten Albaek. Runevad ha anche elogiato le perfomance della macchina V164-8MW in fase di sviluppo come parte della joint venture con MHI per l’eolico offshore.
Nel 2013, la Vestas ha chiuso a Taranto lo stabilimento Nacelles (quello in cui venivano prodotto le tubine V10), uno dei tre stabilimenti presenti in città appartenenti alla società danese. E proprio lo scorso 4 febbraio, uno sciopero delle ultime quattro ore per ogni turno, si è svolto nello stabilimento Vestas Italia di Taranto, proclamato dai sindacati metalmeccanici e dalle RSU a seguito della decisione dell’azienda di assorbire la terza tranche di aumento contrattuale. “Cosa mai avvenuta prima”, hanno lamentato i lavoratori. L’iniziativa dell’azienda è stata giudicata “poco rispettosa nei confronti dei lavoratori e delle stesse organizzazioni sindacali”. Con una nota unitaria, le segreterie di Fim, Fiom e Uilm si dichiaravano pronte ad “avviare un azione legale nei confronti dell’azienda per il prelievo effettuato da ogni cedolino dei dipendenti in possesso di superminimo assorbibile che è stato erogato diversi anni fa ed ormai diventato consolidato nella busta paga dei lavoratori”. Anche sui social network è viaggiata la protesta. “Lo sciopero – dicono i lavoratori – serve a dimostrare all’azienda che quest’atteggiamento non è più tollerabile”. Tra Europa e America fanno utili, qui chiudono e provano a risparmiare.
Gianmario Leone
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