Prima che l’Ilva affondi occorre preparare le scialuppe di salvataggio per i lavoratori. Ma in tanti fanno finta di non vedere che la nave affonda. Vivono sul Titanic, senza alcuna consapevolezza e senza preparare il piano B.
Giungono informazioni inequivocabili dallo stabilimento tarantino in quanto mancano le materie prime e diversi impianti si stanno fermando. E questo significa un inesorabile aumento delle perdite mensili, oltre i cento miliardi di euro. Un costo assolutamente insostenibile. PeaceLink – in questo momento di massima gravità – ripropone l’urgenza del piano B per i lavoratori e per la città di Taranto. Occorre trasformare la bomba sociale in una forza positiva che porti a reclamare futuro e lavoro per tutti: la città di deve unire per esigere una svolta e una riconversione.
Ilva, lo hanno dichiarato i giudici di Milano, non riesce a far fronte ai debiti con mezzi normali. Gli interventi previsti dal Piano Ambientale, approvato con il decreto del presidente del consiglio del 14 marzo 2014, per i giudici di Milano diventano irrealizzabili, e questo nonostante fossero stati ulteriormente diluiti i tempi. Per l’esattezza il Tribunale di Milano precisa che ILVA «presenta un indebitamento complessivo pari a 2.913.282.000 euro».
Ecco perché dal 2012 non venivano resi pubblici i bilanci ILVA. E nessun parlamentare aveva avuto il buon senso di fare un’interrogazione per chiedere a quanto ammontasse il “buco”. Ma erano mesi che PeaceLink calcolava la perdita di esercizio in 90-100 milioni al mese utilizzando i dati della stampa specializzata. E il totale adesso torna: oltre 2 miliardi e 900 milioni di indebitamento complessivo accertato. Occorre rilanciare il PIANO B che PeaceLink da tempo aveva presentato per i lavoratori e per Taranto. Ecco il nostro piano B: http://www.tarantosociale.org/
I soldi che fino ad ora venivano spesi per far continuare in modo FALLIMENTARE la produzione dell’ILVA, vanno da questo momento in poi investiti per ridare lavoro sicuro agli operai dell’ILVA in un vasto piano di bonifiche e di risanamento ambientale. PeaceLink chiede che non venga licenziato un solo lavoratore e che tutti siano reimpiegati in un programma di riqualificazione riconversione sostenuto con fondi europei.
I cittadini di Taranto, vittime di un piano pervicace di annichilimento e di razzismo ambientale, hanno ora diritto ad un risarcimento economico che deve consistere nella messa a disposizione di un piano economico di sviluppo per il reimpiego della forza lavoro in sovrappiù. Invitiamo i lavoratori e i cittadini a unirsi per rivendicare uno sviluppo in cui lavoro e salute vengano garantiti con fondi europei di riconversione per una nuova economia sostenibile e pulita.
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