Ma durante l’audizione Vendola ha affermato anche altro: «Se dovesse chiudere l’Ilva dubito che potremmo essere di fronte alla possibilità di dibattere del futuro di Taranto: oggi si può avere un’acciaieria ambientalizzata. La chiusura dell’Ilva sarebbe un colpo al sistema industriale nazionale». E poi, con un tocco di ironia, ha aggiunto: «Se si ha un’idea della riconversione di Taranto parlando di pastorizia, come taluni fanno, io penso che sia un’idea inadeguata a cogliere la drammaticità della situazione e quali siano le chance di sviluppo». Ha quindi ricordato che in questo momento “ci sono 500 milioni cantierizzati per il porto e le infrastrutture, 200 milioni pronti per il nuovo grande ospedale di Taranto. Il ciclo della salute con quello delle bonifiche non è il ciclo del rattoppo. E’ un nuovo ciclo economico virtuoso. Credo che la valorizzazione ambientale, culturale e territoriale di Taranto, senza una fuga dall’industria, possa essere alla nostra portata “.
Altro tema toccato è quello relativo al potenziamento dell’organico Arpa: «So lo Stato ci chiede di fare una guerra – ha sottolineato il governatore – ebbene non la possiamo fare senza un esercito». Da qui la richiesta di un emendamento ad hoc per autorizzare, «in deroga agli attuali vincoli, la copertura del 60% dei posti della dotazione organica generale dell’Agenzia, per raggiungere 498 unità a tempo indeterminato» per «garantire il completamento e lo sviluppo delle attività sul territorio tarantino». Infine, per Vendola non è sopportabile la parcellizzazione degli interventi di risanamento degli impianti Ilva: «Solo l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) nella sua interezza può garantire» salute e ambiente altrimenti potrebbe anche aprirsi «il rischio di esporre il Paese a infrazioni comunitarie». Motivo per cui chiede di «cassare la norma dell’80%» sull’applicazione delle prescrizioni Aia: «Ci chiediamo perchè proprio l’80%? Siamo di fronte a una nuova proroga?».
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