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Ilva, Confagricoltura Taranto a Renzi: “Nel decreto l’agricoltura non c’è”

Nell’agenda del Governo c’è Taranto, ma non la sua agricoltura. Una “dimenticanza” che non è passata inosservata agli occhi del presidente di Confagricoltura Taranto, Luca Lazzàro, che in una lettera inviata ieri al premier Matteo Renzi sottolinea come nel decreto legge salva-Taranto vi sia un deficit di considerazione «per il ruolo del settore agroalimentare all’interno della più ampia partita legata al risanamento ambientale e al rilancio dell’area ionica».

Insomma, nel regalo d’inizio anno per i tarantini la grande assente è proprio l’agricoltura ionica. «Il decreto legge per Taranto – scrive Lazzàro – rappresenta per la Terra Ionica uno strumento normativo importante», auspicando perciò che esso «possa ridare speranza ad un’area martoriata da problemi di salute, ambiente e lavoro».

Ciò che manca al decreto, secondo Lazzàro, è però una visione nuova dell’economia ionica, in quella stessa prospettiva “green” che proprio Renzi aveva preconizzato «nel suo intervento a settembre scorso all’Assemblea delle Nazioni Unite». Una visione imperniata – scrive ancora Lazzàro citando le parole del premier – «sulla capacità dell’Italia di fare investimenti in chiave “green”, secondo una logica di innovazione e sostenibilità». Una sfida che, da tempo, Confagricoltura ha raccolto a livello nazionale adottando «il manifesto EcoCloud, a cui pian piano stanno aderendo molte delle aziende di Confagricoltura».

Di qui la logica conseguenza in chiave tarantina: «Non credo – rimarca Lazzàro – ci possa essere spazio, in un recente futuro, per investimenti “grey” e quindi credo che vadano incentivati tutti quegli sforzi economici che generano crescita in una nuova ottica, lontana da quelle tecniche produttive proprie di stabilimenti siderurgici come quello dell’Ilva di Taranto. Comunque, condivisibile o meno, riconosco il merito al suo Governo di aver fatto una scelta chiara e netta su quello che intende fare per Taranto. Le riconosco anche il merito di aver aperto all’idea di una diversa utilizzazione del vecchio Arsenale militare, del recupero della Città Vecchia e di dare importanza alle risorse culturali e turistiche presenti sul territorio ionico per uno sviluppo differente, oltre alla bonifica delle zone inquinate».

La lacuna dell’impianto normativo del decreto sta, tuttavia, nell’aver «trascurato il settore agricolo ed agroalimentare, che svolge nell’Area tarantina un ruolo essenziale per il territorio», purtroppo scontando – ricorda il presidente di Confagricoltura – «gravi danni e ripercussioni economiche per le note vicende ambientali» legate alla «presenza pesante di attività siderurgica, petrolchimica e cementiera nell’area di Taranto».

«I prodotti agricoli ed agroalimentari di buona parte della Provincia – scrive ancora Lazzàro al premier – pur rispettando i parametri di salubrità e sicurezza alimentare, subiscono ormai grande difficoltà di collocazione sui mercati; inoltre, le aziende agricole incluse nell’area ad alto rischio ambientale (nel raggio di 20 km dall’area industriale) patiscono gravi limitazioni alle attività colturali e di allevamento; infine, le aziende poste nelle immediate vicinanze della stessa area sono ormai inutilizzabili all’uso agricolo poiché nei terreni risulterebbero presenti sostanze inquinanti».

Eppure, l’agricoltura della Provincia ionica «rappresenta dati significativi per l’economia e l’occupazione del territorio ionico». Infatti, con oltre 11.400 imprese attive (il 24% circa delle iscrizioni al Registro delle Imprese) provvede a dare un’occupazione rilevante per l’intera area, circa 30.000 addetti (il 15% degli occupati della provincia). Interessanti sono anche i dati economici dell’agricoltura ionica: oltre 700 milioni di euro è il valore delle produzioni agricole e la bilancia commerciale è in attivo con 60 milioni di euro di produzioni destinate alle esportazioni.

In coda alla sua missiva, Lazzàro propone quindi di modificare il decreto legge del 24 dicembre 2014 laddove «all’articolo 5 prevede, per l’Area tarantina, l’istituzione di uno specifico Contratto Istituzionale di Sviluppo (denominato “CIS Taranto”) e la nascita di un Tavolo Istituzionale permanente per l’Area con la partecipazione di diversi ministeri e delle autorità territoriali», prevedendo, in aggiunta, la partecipazione qualificata «del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali come soggetto istituzionale interessato allo sviluppo territoriale per l’Area», nonché «provvedimenti specifici per il settore agricolo ed agroalimentare tarantino». Una “mano di verde” su un decreto grigio-acciaio: per Lazzàro e Confagricoltura Taranto non è solo «una questione di facciata, ma di sostanza».

 

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