“Intanto le condizioni interne allo stabilimento sono ancora molto lontane dal garantire un livello accettabile di sicurezza – denuncia Emidia Papi, dell’Esecutivo Nazionale USB – come testimonia il grave incidente che ha recentemente colpito i lavoratori gruisti. Nonostante 5 giorni di sciopero, e la richiesta dell’USB di non far riprendere le attività se non a fronte di un controllo di tutte le macchine del reparto, l’azienda e Fim Fiom e Uilm hanno firmato un accordo che consente il ritorno al lavoro, con impegno a far ricontrollare le strutture (DM 1-2-3-6-8) e a stilare il piano di emergenza/evacuazione nei prossimi mesi”.
“L’USB Ilva – riferisce la dirigente sindacale – ha dunque presentato a riguardo un esposto alla Guardia di Finanza di Taranto, nucleo di Polizia Tributaria”. “Auspichiamo che il processo ‘ambiente svenduto’ accerti tutte le responsabilità relative al disastro ambientale avvenuto sotto la gestione del gruppo Riva – prosegue Papi – intanto è urgente e imprescindibile una soluzione vera per il polo siderurgico tarantino, che coinvolge oltre 11.000 posti di lavoro per cui, peraltro, si profila l’impossibilità al pagamento degli stipendi a partire dal prossimo anno. A fronte di tutte le gravi problematiche in atto, l’USB ribadisce al Governo Renzi la richiesta di uscire dallo stallo in cui versa la questione Ilva, adottando l’unica decisione che garantirebbe i diritti dei lavoratori, dei cittadini di Taranto e dei cittadini italiani tutti – conclude Emidia Papi – quella di nazionalizzare l’Ilva e risanare l’ambiente”.
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