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Ilva, Confindustria Taranto: “Schiarita: gli impianti riprendono a marciare”

TARANTORiceviamo e pubblichiamo nota stampa di Confindustria Taranto

Le notizie trapelate nelle ultime ore circa la ripresa dell’attività degli altiforni Ilva, e quindi sullo stop impresso alle procedure di messa in sicurezza degli impianti, arrivano a rasserenare un clima gravato da ancora molte incognite sul futuro dello stabilimento. Accogliamo pertanto con estremo favore il tempestivo intervento, in tal senso, di chi ha consentito che non si arrivasse alla vigilia del previsto decreto sull’Ilva con una situazione già irrimediabilmente compromessa, peraltro dopo anni di tentativi, a tutti i livelli e con grandi sforzi, di mantenimento della continuità produttiva ed occupazionale della complessa struttura. Un intervento che, (se la notizia dovesse trovare conferma), vedrebbe direttamente in campo il Prefetto di Taranto.

Allo stesso tempo, prendiamo atto del ruolo assunto da parte dell’Eni, che ha operato in una vicenda così complicata nell’alveo della legittimità rispettando percorsi che imponevano scelte obbligate e scadenze rigorose. Un iter –contemplato nei casi di aziende a rischio di default- perfettamente in linea con quanto avviene nel settore gas in Italia ed in Europa per forniture di questa importanza e a tutela della stessa Eni e dei suoi azionisti.

E fin qui la vicenda di questi giorni, che si avvia ad una decisiva schiarita. Tutto quello che riguarda la questione Ilva, per il resto, ha potuto finora godere di una corsia privilegiata e del carattere di urgenza e straordinarietà: prova ne è l’imminente decreto – l’ennesimo – che, salvo imprevisti, dovrebbe essere varato alla vigilia di Natale, consentendo di fronteggiare alla presenza di un quadro più chiaro e delineato la forte incognita dei mesi a venire.

Un passaggio, il prossimo, a cui Confindustria Taranto guarda con grande fiducia e con un (dovuto) cauto ottimismo, in considerazione delle -ancora troppe – criticità che compongono lo scenario complessivo del caso Ilva. Appare ancora lastricato di cocci, infatti, il percorso delle aziende dell’indotto, sulle quali incombono, qualunque siano gli sviluppi della vicenda (e parliamo dell’acquisizione dell’acciaieria, che sia pubblica o privata) ancora grandi dubbi al momento non risolvibili, che alimentano inevitabilmente all’interno di queste realtà un allarme ed una crisi devastante che perdura da oramai troppi mesi.

Senza entrare, in questa occasione, nel merito delle sorti della grande fabbrica, e senza pertanto esprimere valutazioni affrettate, non possiamo però che auspicare, oltre ad una ottimale risoluzione della vertenza sicuramente più complessa finora passata nelle mani del Governo, la salvaguardia di questa grande platea di piccole e medie imprese, impegnate da sempre a garantire la produzione e la vita stessa della più grande acciaieria europea, e con essa una filiera che ancora oggi alimenta l’economia dell’intero Paese.

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