La prima rata è di 7 anni in multa a 160 milioni dollari, con una cedola del 3,64%. I restanti 10 anni di multa copre 165 milioni dollari con una cedola del 3,98%. I fondi raccolti serviranno per rimborsare parte del debito bancario messo in atto come parte dell’acquisizione di ‘Aegis USA Inc’ (una società di consulenza americana che opera nel nord-ovest della Pennsylvania) ha detto la società. Questa operaizone, nelle idee dell’azienda, rappresenterebbe un primo passo significativo nella diversificazione delle fonti di finanziamento di Teleperformance: da un lato va a rafforzare la flessibilità finanziaria del gruppo e dell’altra si estende la maturità del suo debito.
Olivier Rigaudy, CFO (direttore finanziario) del Gruppo Teleperformance, ha dichiarato a tal proposito: “Teleperformance ha ora un finanziamento rafforzato e diversificato, dopo l’acquisizione di Aegis USA Inc. condotto quest’estate. Il gruppo rimane, naturalmente, sempre impegnato a mantenere i suoi parametri finanziari, le basi di una crescita sostenibile”. “Sono molto contento della risposta molto positiva che questa operazione ha incontrato negli investitori. Essa riflette la fiducia che essi sono al modello di business Teleperformance e la sua capacità di servire i propri clienti in tutto il mondo”, ha dichiarato invece Paulo Cesar Salles Vasques, CEO (amministratore delegato) del Gruppo Teleperformance. Per questa operazione, Teleperformance è stata assistita dalle società Crédit Agricole CIB, HSBC e JP Morgan.
Intanto, tornando agli affari di casa nostra, nella giornata di ieri nella sede di Confindustria a Roma, si è svolta una riunione nazionale tra azienda e sindacati. Al termine della stessa, durata diverse ore, è stato stabilito dalle parti che la mobilità volontaria che andrà dal 1 gennaio ai primi di aprile. L’incentivo all’esodo è stato quantificato in 6000 euro. Insomma, non una bella notizia per i lavoratori tarantini. Specie in vista del mese di giugno prossimo, quando il 30 scadrà l’accordo (non replicabile) raggiunto nel gennaio del 2013. Quell’intesa infatti, se da un lato prevedeva il ritiro di 621 licenziamenti per la sola sede di Taranto, dall’altro fissa appunto entro il 30 giugno il limite temporale entro cui l’azienda si è impegnata a non aprire altre procedure di mobilità. Ma se il governo sino al prossimo giugno non avrà trovato soluzioni importanti nel settore dei call center e in particolar modo sul problema della garanzia degli appalti e delocalizzazioni, il settore rischia il tracollo, con conseguenze pesantissime su tutto il territorio nazionale, Taranto compresa.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 10.12.2014)
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