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Cementir, lo Slai Cobas chiede impegni scritti

Nell’incontro del 5 dicembre tra RSA Slai Cobas e il capo di gabinetto della Prefettura, che aveva avuto nei giorni precedenti un incontro con la Cementir nel contesto della vicenda della concessione portuale, sono state fornite diverse notizie su futuro dell’azienda. “Gli attuali dirigenti della Cementir, pur avendo rappresentato uno scenario, a loro dire, a dir poco drammatico a causa della crisi nel campo dell’edilizia, in cui l’attività si sarebbe ridotta almeno del 40%, hanno dichiarato che la Cementir non ha intenzione di mandare a casa nessuno, e che attualmente non parlerebbe più di ridimensionamento ed esuberi nello stabilimento di Taranto, che viene considerato ‘strategico’ per la presenza del porto perché farebbe risparmiare all’azienda 15/20 euro a quintale, rispetto ad altri siti – si legge in una nota dello Slai Cobas -. Questa ‘novità’ sarebbe frutto del fatto che dal nuovo anno la Cementir dovrebbe chiudere dei siti all’estero, come quello in Algeria, riportando la produzione in Italia”.

Rispetto alla concessione portuale la prefettura ha poi informato che nell’intenzione del presidente dell’Autorità Portuale tale concessione non va comunque considerata esclusiva ed è ancora in discussione anche perché, è stato confermato dopo la riunione del Comitato Portuale in cui è stata negata la richiesta di nuova concessione, una serie di manutenzioni ordinarie che la Cementir era tenuta a fare non le ha fatte. Un nuovo incontro con la Cementir per una definizione dei piani si svolgerà a gennaio.

Su queste informazioni lo Slai Cobas evidenzia diverse cose: “Punto primo, che non di crisi generale per la Cementir si tratta, dato che, dati forniti dalla stessa holding, gli utili sono aumentati per tutto il 2014, e che se ci sono risultati negativi in Italia è soprattutto perché gran parte della produzione il gruppo Caltagirone l’ha trasferita all’estero, per tagliare costo del lavoro e diritti dei lavoratori, con la conseguenza che mentre lì fa profitti, qui mette e ottiene dallo Stato cassa integrazione. A Taranto i lavoratori prima in Cigs ed ora in Cigo di tre mesi in tre mesi ,sono più del 60%, con buona parte che da più di un mese non lavora. Secondo, sulle notizie in merito allo stabilimento di Taranto, vogliamo vedere i fatti e impegni formali, scritti. Senza questi lo Slai Cobas non può fidarsi, perché fino a ieri lo stabilimento di Taranto era da chiudere e ora sarebbe ‘strategico’, e perché tuttora le uniche cose scritte sono il forte ridimensionamento dello stabilimento di Taranto, la previsione di esuberi di più del 50% del personale e l’unica cosa certa al momento è una grossa cassa integrazione, usata anche in maniera discriminatoria (alla gestione della Cig vi sono ben tre esposti presso la Direzione Territoriale del Lavoro ma su cui ancora, in modo assurdo, non si possono sapere gli esiti degli accertamenti ispettivi)”.

Lo Slai Cobas ha comunque chiesto che nell’incontro a gennaio possa essere presente, anche perché “è inaccettabile che i sindacati confederali ci siano e lo Slai Cobas, che nelle recenti elezioni delle Rsu è stato il 2° sindacato al pari della Cisl, no. Pertanto, anche su questa discriminazione sindacale nei confronti dello Slai Cobas, caratteristica finora della Cementir, abbiamo sollecitato la prefettura a far rispettare i diritti sindacali”.

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