“Ritengo che si debbano guardare tutte le possibilità – spiega Gozzi – c’è una manifestazione di interesse di Mittal, che è il principale produttore siderurgico del mondo insieme all’italiano Marcegaglia. C’è un’altra manifestazione di interesse da parte di un importante gruppo industriale italiano che è Arvedi. E c’è questa opzione dello Stato che probabilmente deriva dal fatto che il tempo stringe e che la quantità di risorse che vanno destinate al risanamento ambientale e agli interventi di rilancio dell’azienda sono molte e non si sa se i privati sono capaci a mettercele”.
Poi, Gozzi esprime una posizione contraria all’azione della magistratura, tipica di un certo mondo industriale insofferente al controllo e al rispetto delle regole: “Pragmaticamente bisogna affrontare il tema di una grande fabbrica che fino a quando ha avuto una gestione privata è stata in piedi e che dopo due anni di choc provocata dallo Stato nelle sue diverse articolazioni (magistratura, commissari, eccetera) è praticamente sull’orlo del fallimento. Bisogna ragionare in maniera pratica su cose possibili da fare e se si è arrivati a ipotizzare in intervento dello Stato perché si ha il dubbio se i privati siano in grado di intervenire. C’è un’area da un miliardo e mezzo da realizzare, c’è un altoforno da rifare e costa 250 milioni, ci sono le perdite del 2015 che saranno altri 400-500 milioni, ci vogliono più di due miliardi, due miliardi e mezzo per questo intervento ed è un momento di grave crisi della siderirgia italiana dove non ci sono italiani con questa capacità finanziaria e lo stesso Mittal potrebbe avere una qualche difficoltà”.
FONTE: http://www.primocanale.it/
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