“Insieme col capogruppo Salvatore Negro e col collega Giuseppe Longo – ha proseguito Curto – abbiamo individuato alcuni punti che riteniamo assolutamente qualificanti della nostra proposta, rispetto ai quali l’interlocuzione col governo nazionale dovrà essere puntuale: quale tipo di politica industriale per il settore siderurgico, i rischi di una ipotesi di ‘nazionalizzazione a tempo’, le modalità d’intervento della Cassa Depositi e Prestiti attraverso il Fondo Strategico Nazionale, i requisiti degli eventuali partner privati (auspicabilmente nazionali). Per finire con gli interventi doverosi ed urgenti in tema di ambientalizzazione e bonifiche, così da collegare il risanamento e il rilancio dell’industria con i diritti dei lavoratori e dei cittadini a condizioni di lavoro idonee a tutelare la salute dei primi, e la salvaguardia ambientale, quale dovere istituzionale volto alla tutela dei secondi”.
“Ma un altro grande ed urgentissimo problema emerge dall’ordine del giorno – ha aggiunto l’esponente Udc – ovverosia, non c’è giorno che io, il capogruppo Negro e il collega Longo non riceviamo gli appelli accorati delle aziende dell’indotto Ilva, ormai in condizioni comatose a causa dei ritardi nei pagamenti da parte del colosso siderurgico in conseguenza dei noti fatti. Non solo, infatti, migliaia di lavoratori (il numero è stimato in non meno di 4.000 unità) dell’indotto non ricevono lo stipendio da mesi, ma ormai le banche stanno chiudendo i conti delle loro aziende. Come dire che, ove non si dovessero adottare con estrema urgenza misure idonee, da qui a poco ci si troverebbe di fronte ad una vera e propria desertificazione di un sistema di piccole e medie imprese che , invece, va salvaguardato. Ed è proprio per questo motivo – ha concluso Curto – che il capogruppo Negro sta predisponendo una serie di iniziative miranti ad una interlocuzione diretta col Governo nazionale, al fine di sanare una situazione altrimenti ingovernabile”.
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